Scuola, i presidi: "Diteci quando saranno consegnati i banchi monoposto"

“Impensabile che la mascherina sia l’unica arma di difesa dal contagio” incalza Antonello Giannelli alla presentazione del vademecum dell’Anp sul rientro a settembre. Dalla misurazione delle febbre alla nomina del medico competente: tutte le cose che i dirigenti devono fare

“I dirigenti chiedono di conoscere con urgenza il calendario di consegna dei banchi monoposto. Non è possibile che lo vengano a sapere all’ultimo momento: l’organizzazione richiede tempo”. Antonello Giannelli, presidente dell’associazione nazionale presidi (Anp) incalza dopo la chiusura della gara europea per la fornitura dei banchi monoposto alle scuole, prevista dai primi giorni di settembre fino a ottobre. Lo fa in occasione della presentazione del vademecum per i presidi, stilato dall’Anp, dove si mettono in fila le cose da fare e, soprattutto, quelle da non dimenticare: dall’acquisto di mascherine a come usarle, al monitoraggio su spazi, docenti e bidelli che mancano all’appello sino alla nomina del medico competente.

In vista del rush finale per il rientro a scuola – manca meno di un mese, ma per il recupero gli istituti apriranno il primo settembre – i presidi (con gli insegnanti) hanno ancora una lunga lista di compiti da assolvere. Perchè non basta misurare il metro di distanza tra i banchi, bisogna anche cambiare i regolamenti, inserire nel piano di formazione e aggiornamento l’attività di didattica a distanza, integrare il patto di corresponsabilità tra scuola e famiglia. E così via, tra decreti, protocolli, linee guida tra cui districarsi e con indicazioni che cambiano. Per questo l’associazione nazionale presidi ha predisposto un vademecum per l’avvio dell’anno scolastico. 

Nel presentarlo, il presidente Antonello Giannelli alza la voce: “I dirigenti scolastici chiedono risorse adeguate per organizzare e gestire al meglio il rientro a scuola in sicurezza: servono locali,  banchi monoposto e un ampliamente dell’organico”. Il tempo stringe, alcuni nodi importanti sono ancora da sciogliere. “Non si devono vanificare gli enormi sforzi profusi dai presidi, dai loro collaboratori, dal Ministero e dai suoi uffici territoriali, dagli enti locali affinché la ripartenza avvenga per tutti nella massima sicurezza” continua Giannelli ricordando la questione della consegna dei banchi, per esempio, per garantire il distanziamento. Quando arriveranno esattamente in ogni istituto?

Sull’orientamento del Cts al solo uso della mascherine solo in casi emergenziali in cui mancano spazi, Giannelli sottolinea che “è impensabile che la mascherina sia l’unica arma di difesa dal contagio, perché sappiamo benissimo quanto sia faticoso – per gli alunni e per il personale – indossarla per ore”.

I fondamentali elencati nel vademecum sono già stati fatti o almeno dovrebbero: la richiesta del numero di aule necessarie all’ente proprietario degli edifici (Città metropolitane per le superiori e Comuni per gli altri ordini di scuola); la richiesta agli uffici scolastici dell’organico aggiuntivo; l’accordo con gli enti locali sui trasporti. Sulle mense viene suggerito di fare più turni o di ricorrere a pasti preconfezionati.

Poi ci sono le misure organizzative. Tra queste, l’aggiornamento del regolamento di istituto per rammentare ai genitori l’obbligo di misurare la febbre ai ragazzi e non mandarli a scuola con più di 37,5. Sull’uso della mascherina va ridordato che è obbligatoria dai 6 anni in su e che può essere abbassata in classe se ci sono le distanze assicurate, ma rimessa quando gli studenti si alzano dai banchi. E chi non rispetta le regole? Il vademecum spiega che va rivisto il regolamento di disciplina degli studenti. Alcuni istituti lo hanno già fatto prevedendo sanzioni disciplinari e interventi sul voto in condotta.

Sulla didattica il vademecum avverte: “Attenzione a non intervenire decrementando il monte ore di lezione stabilite dai quadri orario disciplinari curriculari previsti dalla legislazione né il numero di ore contrattuali di lezione dei docenti”. Mentre per il ricorso alla didattica a distanza viene ricordato che è previsto solo in caso di nuova chiusura delle scuole o alle superiori come forma di integrazione se non si riesce ad assicurare il distanziamento nelle aule.

Molto concreti i passaggi sulle misure sanitarie: predisporre un locale per isolare i casi sospetti o sintomatici; acquistare le mascherine che agli studenti vanno fornite solo nelle attività di laboratorio o nelle ore della ex Alternanza scuola-lavoro; disporre la regolare apertura delle finestre; controllare nei bagni privi di finestre il funzionamento degli estrattori d’aria e in generale gli impianti di climatizzazione; disporre la pulizia approfondita “con particolare attenzione ad androne, corridoi, bagni, uffici di segreteria, oltre alle superfici più toccate quali maniglie, sedie e braccioli, tavoli, banchi, cattedre, interruttori della luce, rubinetti, pulsanti dell’ascensore, distributori automatici di cibi e bevande”.

Tra le richieste dei presidi anche la revisione della responsabilità penale dei dirigenti scolastici. “Abbiamo chiesto prima della riapertura delle scuole di rivedere la responsabilità penale imputabile ai dirigenti scolastici in relazione alla sicurezza sugli ambienti di lavoro. Il covid è equiparato a un incidente sul lavoro. Se il dirigente scolastico attua il protocollo sanitario allora non gli si deve imputare nulla – dice Giannelli – Non parliamo di scudo penale perché quello fa riferimento a soggetti che hanno commesso reati, e i presidi non sono delinquenti o malfattori”.

Una proposta concreta i presidi la avanzano anche per le eventuali interruzioni del servizio a causa di contagi: “Se ci sarà un caso positivo all’interno di una scuola bisognerà valutare la chiusura dell’istituto solo di concerto con l’autorità sanitaria, cioè la Asl, e dopo avere valutato le circostanze. Non ci possono essere regole generali né ci si può affidare esclusivamente a parametri numerici” .

larepubblica

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