Confermate le nuove regole per il reclutamento dei docenti della scuola secondaria. I punti principali della riforma approvata ieri dal governo, che si pone l’obiettivo di portare in cattedra entro il 2024 i primi 70mila insegnanti, individuano percorsi certi per chi vuole insegnare, una nuova modalità di formazione e concorsi annuali.
Nel dettaglio la riforma prevede un percorso universitario abilitante di formazione iniziale (corrispondente ad almeno 60 crediti formativi aggiuntivi rispetto alla laurea), con una prova finale. Poi un concorso pubblico nazionale con cadenza annuale e un periodo di prova in servizio di un anno con valutazione conclusiva. Nella prova finale sarà compresa una lezione simulata, per testare, oltre alla conoscenza dei contenuti disciplinari, la capacità di insegnamento. Nella fase transitoria potranno accedere al concorso anche coloro che insegnano da almeno 3 anni nella scuola statale a patto di conseguire poi 30 crediti universitari e svolgere la prova di abilitazione.
Il nuovo decreto prevede un percorso unitario di formazione (che diventa obbligatoria), selezione e prova con l’obiettivo di accertare competenze culturali e disciplinari (pedagogiche, relazionali, organizzative, tecnologiche) e la capacità di progettare percorsi didattici flessibili e adeguati al contesto scolastico. Alle università è demandato il compito della formazione iniziale. I 60 crediti potranno essere acquisiti durante la laurea magistrale o negli ultimi due anni di quella a ciclo unico.
I concorsi, come detto, saranno banditi ogni anno: un’unica prova scritta a risposta multipla (per superarla servirà arrivare al punteggio minimo di 70), quindi l’orale e la valutazione dei titoli. Il decreto istituisce poi la Scuola di alta formazione del sistema nazionale pubblico per promuovere la formazione in servizio dei docenti in ruolo. Sarà obbligatoria e svolta in orario diverso da quello di lavoro e potrà essere retribuita dalle scuole se comporterà un ampliamento dell’offerta formativa.
Soddisfatto il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi: “Con queste nuove procedure vogliamo dare certezze alla scuola e nuovi strumenti agli insegnanti”. Novità che però non sembrano soddisfare allo stesso modo sindacati e maggioranza politica. Il Pd parla di un intervento “necessario” in Parlamento per migliorare il decreto mentre i sindacati sono piuttosto critici sul fronte della formazione. Probabile, dunque, che le nuove regole siano destinate a cambiare ancora.
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