Tibet e Cina

Gentile Direttore,
mi consenta una breve riflessione, per quel che può valere il mio
contributo, in merito alla triste vicenda che costerna i nostri giorni. Mi
riferisco alla vicenda dello scontro, in Tibet, tra i monaci tibetani ed il
governo della Cina popolare.
Uno scenario davvero imbarazzante. La Cina è indiscutibilmente il gigante
dell’economia mondiale, il suo prodotto interno lordo (PIL) cresce dell’ 11%
rispetto all’economia nazionale. L’economia del mondo globalizzato è nello
stereotipo del mondo moderno parametrata all’economia cinese che corre e,
quindi, cresce come un fiume in piena. Ma, a ben guardare, si tratta di una
crescita a doppia velocità. Da un lato, la voglia legittima del governo di
Pechino di occupare il proscenio della economia mondiale, dall’altro i
diritti vivili,politici e sindacali calpestati. Mi viene da dire un gigante
a doppia velocità, dove alla crescita economica non si accompagna, affatto,
una crescita dei diritti civili. Un vero vulnus alle aspettative dei cinesi
impegnati nelle attività economiche. A ciò si aggiunga la vicenda degli
ultimi tempi dove scenari raccapriccianti fanno il giro del mondo. Non
vorrei banalizzare la situazione, ma il tutto potrebbe sintetizzarsi intorno
alla incapacità del riconoscimento, generale, dei diritti degli altri
(naturalmente ove questi siano fondati su basi chiare di riconoscimento e
sentiti dall’opinione comune).
Mi chiedo come si fanno a coniugare la crescita dell’economia cinese, il
continuo calpestio dei diritti civili e sociali ed infine l’organizzazione
delle Olimpiadi di Pechino 2008?
di Gianvincenzo Savignano
P.S.:mi farebbe piacere, naturalmente senza alcuna velleità, se tale
pensiero potesse trovare spazio nelle colonne del Corriere degli studenti.
Fiducioso, La Saluto Cordialmente, naturalmente, Augurandole una Buona
Pasqua!

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