Sts Education, crac coinvolge anche l'Inps. Genitori: "Allibiti. Operazione studiata a tavolino"

L’imbarco del primo volo anti-Covid

“Scoprirti in una nuova lingua” è uno degli slogan usati da Sts Education srl, l’organizzazione di vacanze studio e scuola all’estero che ha dichiarato fallimento con un’email il 16 ottobre lasciando nell’incertezza 700 ragazzi in tutto il mondo e le loro famiglie.

Un crac che vede coinvolto anche l’Inps il quale il 10 ottobre (appena sei giorni prima del fallimento) ha saldato all’azienda le prime quote previste dalle borse di studio Itaca, il programma rivolto ai figli dei dipendenti pubblici che vogliono frequentare il terzo o il quarto anno di scuola superiore all’estero.

La decisione di dichiarare fallimento per Sts Education srl (la filiale italiana del colosso Sts Sweden) è arrivata circa due settimane fa con un comunicato/addio dove si spiega che proprio il fallimento della casa madre e la riduzione del 60% dei ricavi hanno convinto la controllata italiana a portare i libri in tribunale. Un evento inatteso – secondo l’Astoi, il fondo di garanzia di Confindustria incaricato di tutelare i consumatori da insolvenze e fallimenti dei tour operator – che per bocca del direttore generale Flavia Franceschini spiega: “Stiamo cercando di comprendere cosa sia accaduto. Dall’esame dei bilanci non sono emerse anomalie e non è stato possibile cogliere nessun preavviso”.

Immagine dei social Sts

La dipartita silenziosa ha gettato nell’incertezza migliaia di persone accendendo i gruppi whattsapp dei genitori che hanno tuttora i loro figli all’estero, o hanno già pagato per farli partire nei prossimi mesi. “Ho appena ricevuto la comunicazione ufficiale per l’anno di mia figlia nel Regno Unito – scrive Valentino –. Sts Italia ha pagato fino a dicembre, ma se non verranno pagate altre 2.600 sterline sarà costretta a tornare in Italia”. A lui risponde la signora A (che preferisce rimanere anonima): “Mio figlio dovrebbe partire a gennaio per la Germania. Noi abbiamo versato tanto la quota di iscrizione quanto la prima rata, ma non sappiamo se perderemo tutto”.

Nonostante il rischio Covid-19 molti ragazzi sono partiti proprio tra agosto e settembre, la maggior parte con destinazione Europa, altri verso gli Stati Uniti. In alcuni casi la Sts – dopo essere stata pagata dalle famiglie e dall’Inps per le borse di studio – ha saldato il loro soggiorno, in altri ha versato solo parte delle somme, in altri ancora si è limitata a un acconto. “Nessuno di Sts ci risponde da giorni – afferma Massimo – perché a questo punto mi viene il dubbio che abbiano spinto a far pagare molto in anticipo le quote bloccate per il 2020 e poi dichiarare fallimento”. L’imprenditore ha versato 7.700 euro già a luglio per poter far partire sua figlia per gli Stati Uniti. “Qualche giorno prima della dichiarazione ho anche ricevuto un’email in cui confermavano tutti i dati che avevamo inviato. Poco corretto mandare una comunicazione il venerdì sera alle 18:00 e poi scomparire, questa cosa è stata studiata a tavolino – puntualizza -. Senza contare che per mia figlia è stato un duro colpo”, conclude.

A un genitore che chiede alla filiale tedesca della Sts se il viaggio della figlia sarà cancellato, i referenti ancora al lavoro rispondono: “Non direi che viene automaticamente cancellato. Ma sarà deciso in seguito se il programma avrà luogo o meno”. Stesso tono negli Stati Uniti dove una delle agenzie che fino al fallimento ha lavorato con Sts ha spiegato ad un genitore: “Al momento non c’è molto che possiamo fare. Quello che sappiamo è che verrà nominato presto un curatore fallimentare e sarà lui il riferimento per avere ulteriori informazioni”. Sts Italia si è limitata a scrivere un post in cui spiega che sta cercando di “fare tutto il possibile per gli studenti che sono già partiti, mentre per rimborsi per chi deve ancora partire e ha versato le quote dovranno aspettare il curatore fallimentare”. “Falso, molti di noi non hanno ricevuto nessuna spiegazione in merito – afferma Erica, madre di un ragazzo negli USA – chi ci garantisce i nostri soldi?”.

Dear students and families waiting for information about STS Italia Srl, We are all truly sorry about the stress and…

Pubblicato da STS Italy su Lunedì 19 ottobre 2020

Per molti genitori non è solo sapere se il soggiorno e la scuola dei figli saranno garantiti nei prossimi mesi, ma anche – in caso di annullamento – se i soldi versati potranno essere rimborsati. “Nelle mail del nuovo contratto – dice Silvia – non c’è nessun numero di pratica. Speriamo solo che non sia necessario. Le prove dei pagamenti ce le abbiamo tutte. Dovrebbero tener conto di quelle”. Mentre per G: “Mia figlia è ad Amburgo e per ora Sts Germania tramite i referenti la stanno seguendo direttamente. Ma anche loro, però, non hanno notizie di passaggi contratto del pacchetto clienti da Sts Italia a Sts Germania”, spiega. “Quello che vorremmo capire noi è se l’Inps verserà le altre quote delle borse di studio Itaca, circa 3600 euro oltre il viaggio iniziale e di ritorno . Io vorrei che mia figlia termini il suo periodo di studio ma non farò altri pagamenti”.

Pagamenti consistenti perché, per un intero anno scolastico in Spagna il progetto Itaca dell’Inps prevede costi per quasi 10mila euro, 12mila in Argentina, 8.500 in Francia. E così le quote già versate restano appese a un procedimento fallimentare dagli esiti imprevedibili, mentre i ragazzi italiani attendono di capire se anche per loro, come per milioni di coetanei rimasti a casa, la didattica a distanza sarà, purtroppo, l’unica esperienza che faranno fuori dall’Italia.

Marco Vesperini

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