Se la satira diventa modello

Ciao Giova!”. Ecco, è iniziata una nuova puntata di Ballarò. Non importa che alle 21.05 l’ottimo Floris abbia già introdotto temi e ospiti, è il faccione tondo di Crozza che appare 10 minuti dopo, in primo piano sullo sfondo degli acquarelli di Terranera, a impostare il martedì sera di Raitre.

A conferma di ciò il fatto che dichiarazioni, risposte e messaggi dei politici di turno seduti sulle celebri poltrone di cartone facciano riferimento alla sua satira (“come ha detto prima Crozza…”). La regia sempre a caccia delle reazioni dei presenti scova un pubblico, sempre estremamente giovane, sbellicarsi e degli ospiti sogghignanti o frenati a seconda dello schieramento.

Il comico genovese non ha mai sofferto, a differenza di molti suoi colleghi, l’uscita di scena di Silvio Berlusconi né sembra ora schiavo del suo ritorno in campo. Con la sua versatilità ha subito cavalcato l’onda e le novità del momento, robotizzando il nuovo Premier, impersonando il controverso anglofono Marchionne, ridicolizzando la scienza di Zichichi, sfornando nuove imitazioni sempre pungenti dei politici più presenti sulla scena corrente, dal troppo giovane e “perdente” Renzi, al metaforico Bersani, al barcollante Formigoni.

Crozza può avvalersi di uno dei migliori autori che ci siano in giro (Federico Taddia, già musa ispiratrice di Fiorello) e alle accuse di plagio ad inizio anno ha risposto con i fatti ma soprattutto i misfatti di ogni giorno, analizzati e  ironizzati con ingegno da maestro del comico.

 

Giovanni Torchia

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