Se la formazione dei docenti è una cosa seria. Lettera aperta ai ministri Bianchi e Messa.

“Cara ministra, caro ministro: non usate la frase “troppo tempo / perdita di tempo” in nessun caso quando parlate di eventuali percorsi formativi di chi poi, una volta insegnante, dovrà condividere con gli allievi l’importanza della formazione”

“Non è possibile assumere persone senza che se ne conoscano le competenze, mi sembra un’assurdità, qui rischiamo di alimentare un mercato della compravendita di Cfu sulla formazione dei docenti, dove ciascuno si preoccuperà di raccogliere i bollini per completare il suo puzzle formativo”. È molto chiaro Pietro Di Martino, professore ordinario di matematica all’università di Pisa ed esperto del tema del reclutamento. Raggiunto telefonicamente da Corriereuniv, ha spiegato le sue perplessità circa le ipotesi circolate in questi giorni di una possibile nuova infornata di docenti, a cui si vorrebbe concedere di formarsi nel mentre si è già a scuola ad insegnare.

“Una professione delicata ed impegnativa come quella dell’insegnante va preparata adeguatamente prima di entrare in cattedra. Il legislatore dovrebbe avere grande considerazione della funzione della formazione della futura classe docente, ma così non sembra essere”. È molto chiaro l’allarme lanciato da Di Martino che ha scritto, in questi giorni, una lettera ai ministri competenti Cristina Messa e Patrizio Bianchi per invitarli ad impedire quello che in Europa sarebbe una prassi inconsueta. Paesi di nostro riferimento come la Francia e la Germania per esempio hanno un sistema di reclutamento molto serio: prima di andare in cattedra bisogna dimostrare di avere i requisiti e di conservarli nel tempo. Una selezione tosta ci viene da dire.

Cos’è rimasto della formazione dei docenti

A 30 anni dalla legge n. 341 del ’90, che finalmente sanciva la necessità della formazione specifica professionalizzante per l’insegnamento nella scuola secondaria prima dell’immissione in ruolo, e dopo la chiusura delle esperienze delle SISS (scuole di specializzazione per l’insegnamento nelle scuole secondarie) e dei TFA (Tirocini Formativo Attivo, 2009-2015) siamo attualmente senza nessuna vera formazione dei docenti iniziale di scuola secondaria.

La costituzione delle Lauree Magistrali per l’insegnamento prevista dalla Legge 249/2010 è tramontata prima di vedere attuazione, così come la parte della Legge 107/2015 che prevedeva l’istituzione di uno specifico percorso triennale, pre-immissione in ruolo per i futuri insegnanti. È rimasto in vigore solo un moncherino, i famosi 24 CFU in discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche che costituivano una piccola parte dei 180 CFU previsti dal FIT-Formazione Iniziale Tirocinio.

Insomma, a distanza di 30 anni, l’Italia resta l’unico Paese in Europa senza un serio percorso di formazione iniziale per gli insegnanti di scuola secondaria (per l’infanzia e la primaria è necessaria un’apposita laurea magistrale a ciclo unico) e al contempo registra continue manifestazioni di preoccupazione per la scarsa preparazione degli studenti, additandone la responsabilità principale alla scarsa preparazione degli insegnanti.

La lettera del prof. Pietro Di Martino

Cara ministra Messa, caro ministro Bianchi,

so che non dovrei iniziare in questo modo una lettera formale rivolta a Voi, ma questo è un appello accorato e molto sentito, e spero dunque mi perdonerete. Sulla stampa e in rete escono indiscrezioni preoccupanti sul tema fondamentale della riforma della formazione iniziale degli insegnanti di scuola secondaria (di primo e secondo grado) sul quale si dice che i Ministeri da voi condotti stiano lavorando. Forse tali indiscrezioni, che immaginano percorsi fai-da-te durante il percorso di laurea o addirittura post-immissione in ruolo, sono confezionate ad arte, ma sento la necessità – e spero come me tanti altri – di condividervi le mie preoccupazioni.

È curioso come nel dibattito pubblico ci si lamenti sempre della scarsa preparazione degli studenti, preoccupandosi delle conseguenze socio-economiche e culturali di tale preparazione, e si attribuiscano la responsabilità principali di questa situazione agli insegnanti. Da una parte, dunque, si svilisce la funzione fondamentale e la professionalità del corpo insegnante, dall’altra si richiedono sempre più competenze in ambiti diversificati e si attribuiscono sempre più responsabilità agli insegnanti senza prevedere un percorso di formazione iniziale specifico. Siamo attualmente l’unico Paese in Europa senza un serio (e sottolineo serio) percorso di formazione iniziale per gli insegnanti di scuola secondaria (per l’infanzia e la primaria è necessaria un’apposita laurea magistrale a ciclo unico…).

Ora se ne parla, dovrei esserne felice, ma le notizie che escono sono estremamente preoccupanti. L’aspetto sostanziale: “come pensiamo dovrebbe essere un percorso serio di formazione iniziale?” nel dibattito è ausiliario (sparisce quasi) di fronte alle discussioni su come sviluppare questo percorso per non “disturbare”: non disturbare chi tra i docenti universitari è preoccupato per l’istituzione di lauree magistrali specifiche per l’insegnamento (un giorno poi qualcuno mi spiegherà il perché), non disturbare chi non vuole un anno di specializzazione post-laurea.

E qui arriva la mia prima accorata richiesta, cara ministra, caro ministro: non usate la frase “troppo tempo / perdita di tempo” in nessun caso quando parlate di eventuali percorsi formativi di chi poi, una volta insegnante, dovrà condividere con gli allievi l’importanza della formazione. Le indiscrezioni (e i documenti ufficiali di alcuni consessi) fanno trapelare soluzioni veramente mortificanti: si parla addirittura di formazione iniziale relegata esclusivamente all’anno di prova o di “allargamento” dei 24 CFU a 60 CFU spalmati nei percorsi universitari.

Tali soluzioni restituiscono un’idea della formazione iniziale e della sua rilevanza francamente avvilente. Una formazione iniziale seria degli insegnanti deve essere co-progettata tra scuola e università, mettendo insieme le specifiche competenze e punti di vista, e sicuramente non può essere concepita come un fai da te, una sorta di raccolta punti di crediti universitari senza un percorso coerente sviluppato insieme ad altri, confrontandosi con gli altri che stanno facendo lo stesso percorso. Per questo non esistono alternative, bisogna creare dei percorsi autonomi, siano essi lauree magistrali ad hoc (che come Scienze della Formazione Primaria coinvolgano personale scolastico), siano corsi di specializzazione post-laurea e progettarli considerando le necessità formative sostanziali dei futuri docenti, non stabilire necessità formali (tipo crediti in determinati settori scientifico disciplinari, come se l’etichetta garantisse il contenuto).

E qui viene il secondo e più accorato appello a voi, cara ministra, caro ministro: se, come spero, credete nell’importanza della formazione iniziale insegnanti, focalizzatevi sull’aspetto sostanziale formativo e non solo sugli aspetti, capisco per voi rilevanti, esclusivamente formali: create lauree magistrali per l’insegnamento o corsi di specializzazione ad hoc, dove ai futuri docenti siano offerti percorsi coerenti e integrati con riflessioni di didattiche disciplinari, di aspetti storico-epistemologici, di pedagogia, psicologia, antropologia e con un tirocinio co-progettato scuola-università.

Se invece una formazione insegnanti sostanziale di questo tipo vi sembra una perdita di tempo, per favore lasciate tutto com’è, non gettate ulteriore sale sulla ferita di chi crede nella formazione iniziale, con riforme che immaginano percorsi fai da te che, credo sarei facile profeta, amplificheranno tutto ciò di avvilente al quale abbiamo assistito anche per i 24 CFU. Per favore, se non ci credete, non perpetrate l’ipocrisia legislativa di istituire formalmente un percorso formativo, senza crearlo sostanzialmente. Penso che il modo peggiore per far entrare i futuri insegnanti nel mondo della scuola sia farlo svilendo l’importanza della formazione e permettendo la ricerca di scorciatoie formative.

Mi scuserete se questa lettera è così diretta ed è, strada facendo, diventata così lunga, ma si parla di uno dei temi a cui tengo di più e per il quale spero di non dover ricevere una ulteriore grande delusione. Come ho scritto, sono consapevole che anche tra i miei colleghi universitari, siano in diversi a non ritenere così importante la formazione iniziale degli insegnanti, alcuni la temono proprio in relazione ai percorsi universitari, ma spero che siano molti di più, nel mondo dell’università, nel mondo della scuola, nel mondo politico e nella società civile tutta, a condividere i miei appelli e a firmare idealmente con me questa lettera.

Pietro Di Martino

Università di Pisa

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