Niente DIS-COLL ai ricercatori precari, Miur: "Sono personale in formazione, non lavoratori"

Niente DIS-COLL per ricercatori e borsisti: a confermare il “No” già espresso dal Ministero del Lavoro, stavolta. è direttamente il Miur, in risposta ad una interrogazione parlamentare. Il Sottosegretario Davide Faraone, infatti, ha specificato come l’ammortizzatore sociale non è applicabile alle categorie dei ricercatori, assegnisti e borsisti perché “svolgono attività non riconducibili alle collaborazioni coordinate e continuative”.
L’interrogazione era stata presentata da Annalisa Pannarale, vicepresidente dei deputati di Sinistra Italiana e componente della commissione Cultura di Montecitorio. In risposta, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha sancito che la DIS-COLL non può applicarsi nei confronti di ricercatori e assegnisti di ricerca in quanto la finalità di tali figure sarebbe esclusivamente quello di “formare studiosi altamente qualificati mediante lo svolgimento di attività di studio e di ricerca scientifica”. Studenti più che lavoratori, insomma. Personale ancora in formazione e che non ha dunque diritto ai contributi per la disoccupazione.
Dura la reazione dell’onorevole Pannarale, prima relatrice dell’interrogazione parlamentare: “Ancora una volta il governo con le sue politiche offende il mondo dell’università e della ricerca. Non estendere la Discoll a dottorandi di ricerca, assegnisti e borsisti universitari, malgrado gli stessi versino i contributi alla gestione separata dell’Inps è una scelta discriminatoria che non tiene conto del fatto che il 48% del personale che si occupa di didattica e di ricerca ècomposto proprio da assegnisti, borsisti, dottorandi, e da tutti quei lavoratori precari della conoscenza. Senza di loro il sistema rischia il collasso”.
In risposta alle critiche, il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone ha spiegato come il Governo abbia messo a disposizione diversi fondi destinati alle categorie escluse dalla DIS-COLL: a partire dall piano straordinario per i docenti di prima fascia (6 milioni nel 2017 e 10 dal 2017), passando per il Fondo Natta per il reclutamento per chiamata diretta di docenti di prima e seconda fascia (38 milioni nel 2016 e 75 dal 2017) fino al piano per l’assunzione di 847 ricercatori negli atenei e 200 presso gli enti di ricerca (47 milioni nel 2016 e 50,5 dal 2017) oltre allo sblocco del turn over. “Questo Esecutivo – conclude Faraone – ha adottato le succitate misure ritenendole più efficaci a corrispondere alle aspettative e alle esigenze di tutti quei giovani che concorrono al progresso della conoscenza nel nostro Paese, garantendo loro un futuro lavorativo più sicuro”.
Contro la decisione del Miur, anche l’Associazione Dottorandi italiani (ADI) e il sindacato FLC CGIL: “In questa maniera – dichiarano – vengono delegittimati migliaia di giovani ricercatori che nel corso di questi difficilissimi anni hanno dato un contributo fondamentale al quotidiano funzionamento di atenei privi di risorse economiche e della possibilità di un efficace ricambio del corpo docente”.
“Non permettere ai precari della ricerca di accedere a questo ammortizzatore sociale delegittima queste figure – ribadisce anche Jacopo Dionisio, coordinatore UDU – che indubbiamente sono dei lavoratori a tutti gli effetti, per l’importante lavoro di ricerca, e molto spesso, anche di didattica che svolgono quotidianamente”.

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