Globalizzazione: anche gli insetti non hanno frontiere

L’insidia per il vecchio continente e’ minuscola e va a braccetto con la globalizzazione di uomini e merci. Diversi Paesi europei con gap nella sicurezza delle frontiere, insieme alle importazioni di derrate agricole sono stati inconsapevolmente invasi dal maggior numero di insetti ‘esotici’.

A lanciare l’allarme e’ una ricerca pubblicata su ‘Plos One’ da Steven Bacon della Swiss Federal Research Station Agroscope Art e dell’Universita’ di Friburgo, in Svizzera.

Questi parassiti agricoli pongono crescenti problemi ambientali ed economici, minacciano la biodiversita’ e costano miliardi di dollari ogni anno in perdite economiche. Secondo gli esperti grandi volumi di scambi transfrontalieri aumentano i rischi di invasione, ma anche la mancanza di sistemi per valutare questo rischio costituisce una sfida.

Nel nuovo studio, gli autori combinano i dati globali del commercio agricolo internazionale con la biologia e la distribuzione delle specie di insetti invasive, per creare schemi che possono essere utilizzati per valutare e migliorare i controlli alle frontiere.

Secondo lo studio, gli insetti ‘celati’ nelle importazioni agricole possono passare inosservati sotto gli occhi delle autorita’ europee per la protezione delle piante. Gli autori suggeriscono che questo gap lascia le importazioni europee vulnerabili a parassiti provenienti da Paesi come Stati Uniti, Argentina e Brasile, in particolare per merci su larga scala come soia, caffe’ e frutta come banane, uva e ananas, che secondo i ricercatori sono fra “le importazioni meno controllate”. “Lo sviluppo di questi parametri – conclude Bacon – consente per la prima volta di valutare i controlli alle frontiere esistenti in Europa”.

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