Venezia, Prof inneggia al Ku Klux Klan. Reazioni durissime: “Via dalla scuola italiana”

Professore inneggia al KuKlux Klan

“Pubblica amministrazione, da settembre assunti anche gli immigrati”. E’ bastato quest’articolo a scatenare la reazione di Sebastiano Sartori, professore veneziano di storia dell’arte, che su Facebook ha commentato duramente: “Il Ku Klux Klan è l’unica via”.

Sartori è un docente precario veneziano, segretario provinciale di Forza Nuova. Tra colleghi e studenti è conosciuto per le sue posizioni di estrema destra.

Questa volta, però, sembra intenzionato a non fare nessuna marcia indietro. “Non vedo perché dovrei pentirmi di quello che è scritto, nel contesto in cui l’ho scritto – ha detto a La Nuova Venezia -. Un commento ironico di fronte a una legge che rappresenta il peggiore degli incubi possibili, contro il quale tutti dovremmo scendere in strada”.

Si è scatenato, intanto, il dibattito sulla pagina Facebook di Sartori. “Io da studentessa mi chiedo com’è possibile che Lei sia stato ammesso quella volta in un ruolo prima di tutto di “educatore” di giovane generazioni con idee così pericolose e vergognose. E mi ritengo fortunata di non averla avuta come professore e di aver sempre avuto insegnanti meravigliosi che mi hanno fatto apprezzare i valori civici, la bellezza e la ricchezza del multiculturalismo, l’importanza dell’Altro e la necessità di aprire i nostri orizzonti e di non rimanere chiusi in visioni razziste e discriminatorie. Ma forse Lei non ha mai avuto il coraggio di andare oltre le frontiere, di osservare le situazioni in cui noi italiani diventiamo l’Altro, di constatare come effettivamente esistano società nelle quali l’immigrato e l’autoctono siano ormai armoniosamente una cosa sola e di come sarebbe povera e triste una società con un’unica cultura” – scrive indignata Martina.

Non mancano, però, commenti da parte di utenti che inneggiano a Sartori e lo invitano a continuare la sua battaglia: “Grande professore, continui così. Nella scuola italiana avremmo bisogno di persone come lei al posto di tutte queste professoresse comuniste e figlie dei fiori che, fosse per me, non dovrebbero mai partorire”.

Raffaele Nappi

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