Università Romena ad Enna, è caos: per i giudici è tutto legittimo

Il giudice Civile di Caltanissetta ha confermato la legittimità dei corsi di Medicina e Professioni Sanitarie ad Enna, presso l’Università romena Dunarea de Jos di Galati, promossi dal Fondo Proserpina. Di fatto, è stato rigettato il ricorso presentato dall’Avvocatura distrettuale dello Stato sulla legittimità dell’avvio delle attività didattiche dei corsi di laurea romani. Già da tempo il MIUR si era espresso negativamente in merito alla vicenda, presentando ricorso. Ora, la questione sembra farsi ancora più complicata.

Alla notizia del rigetto dei corsi si aggiunge quella del commissariamento e lo scioglimento del consiglio d’amministrazione della Fondazione Kore, in seguito proprio ad una decisione del Tribunale del riesame disposto dalla procura di Enna.

La Fondazione e l’Ateneo sono due strutture distinte tra loro. L’Università, infatti, in una nota si augura che questa decisione “anche per la limpidezza e profondità delle argomentazioni addotte, possa restituire serenità a tutti gli attori coinvolti nella vicenda, in primo luogo allo stesso ateneo, profondamente colpito dal clamore mediatico delle iniziative prese nei confronti della Fondazione e che si sono rivelate palesemente infondate. La fiducia nella magistratura è stata pienamente ripagata”.

“Al di là della necessità di indagare le motivazioni dei giudici, nella piena fiducia all’operato degli stessi occorre svolgere una profonda riflessione sulle politiche statali in tema di formazione universitaria. Infatti – afferma Giuseppe Bonanno, senatore accademico di Onda Universitaria presso l’università di Palermo, in una nota al Corriere dell’Università – è indiscutibile che la liberalizzazione del mercato della formazione, e della cultura, genera e aumenta le disuguaglianze. Il caso della Kore è paradossale. Chi ha un reddito maggiore può non godere dell’agiatezza di servizi migliori ed accedere ad un titolo conseguito con un meccanismo di selezione più facile da quello previsto dalle norme nazionali.”

“Riteniamo – conclude Alberto Campailla, portavoce nazionale di Link Coordinamento Universitario parlando al Corriere dell’Università – che questa vicenda debba far aprire una seria riflessione sul tema degli sbarramenti all’accesso dei corsi di studio che si dimostrano essere un sistema iniquo e inaccettabile, come le nostre organizzazioni studentesche da sempre ribadiscono.”

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