- Il coinvolgimento degli atenei nella governance delle politiche per la mobilità sostenibile e l’accessibilità.
- L’inserimento dei costi dei trasporti per gli studenti tra gli interventi di diritto allo studio.
- Una maggiore qualità ed efficienza dei mezzi pubblici.
- Una rete infrastrutturale più adeguata alle esigenze di mobilità attiva (piste ciclabili, stazioni di interscambio) e di sharing mobility.
- Una diversa organizzazione oraria delle lezioni per incentivare forme di spostamento in monopattino o in bicicletta, normalmente limitate dalla prevalenza, nelle ore diurne, della mobilità veicolare privata.
Sono le linee guida dettate dall’ “Agenda nazionale per la mobilità sostenibile, l’accessibilità e il diritto allo studio”, con l’obiettivo di rilanciare negli atenei italiani una mobilità multimodale, connessa, condivisa, elettrica e attiva.
Le azioni strategiche indicate dall’Agenda, e poste all’attenzione delle università italiane impegnate a garantire il graduale rientro degli studenti in presenza, sono state delineate dal Gdl mobilità della Rus e presentate da Matteo Colleoni, coordinatore nazionale del Gdl mobilità della Rus e delegato dell’Università di Milano-Bicocca sui temi della sostenibilità e mobilità.
Alla base, le indicazioni pervenute dalla ‘Seconda indagine nazionale sulla mobilità casa-lavoro nelle Università italiane’: un questionario somministrato on-line dal Gruppo di Lavoro Mobilità della Rus agli studenti, ai docenti ed al personale tecnico-amministrativo delle 55 università italiane che hanno aderito all’iniziativa, per comprendere le scelte di spostamento verso/da le sedi universitarie italiane, durante e dopo la pandemia.
Più di 100mila le risposte pervenute (per il 79% da studenti) rappresentative di una popolazione accademica totale composta da oltre 1 milione di membri. L’insorgere della pandemia da Covid-19, il conseguente lockdown e le misure adottate via via dal governo sulla mobilità per contenere il diffondersi del virus, hanno imposto cambiamenti alle abitudini e scelte dei cittadini.
La maggior parte degli atenei che hanno partecipato all’indagine, nell’anno accademico ancora in corso, hanno optato per garantire una didattica a distanza, oltre che quella in presenza (quando erogata). Molte università, inoltre, hanno attuato politiche di smart working, almeno per una parte del personale. Così, le strategie di riapertura degli atenei, volte a stimolare la presenza in sede degli studenti, dovranno tenere conto non solo della prossima evoluzione della pandemia, ma anche di una nuova organizzazione dell’attività accademica nel suo complesso e delle politiche individuate dagli altri stakeholder in gioco (governo, regioni, municipalità e aziende di trasporto), in relazione alla gestione dei sistemi di trasporto e delle modalità lavorative.