Un corso di laurea scientifico può aiutare a selezionare le informazioni e distinguere le fonti autentiche dalle fake news – voce all'esperta Grazia Battiato

Corriereuniv.it in occasione del lancio delle guide digitali di orientamento, studiate per gli studenti in tempo di Covid ha intervistato la dott.ssa Grazia Battiato.

Laureata in Farmacia presso Sapienza Università di Roma, specializzata nella comunicazione scientifica. Lavora con enti di ricerca e associazioni, oltre a collaborare con case editrici, specializzate in didattica scientifica.

Ci può spiegare in breve come scelse il suo percorso di formazione superiore?

Sebbene appassionata del mondo scientifico e della chimica in particolare, devo dire sinceramente che non è stata una scelta del tutto mia. Come spesso accade ai giovani che si affacciano al mondo dell’università, è difficile orientarsi e proiettarsi nel futuro. Ci si lascia consigliare dalla famiglia, dai docenti, dai punti di riferimento che si hanno. Ero consapevole che non avrei fatto la farmacista, ho approfondito il settore della ricerca, poi ho capito che mi piaceva il mondo della comunicazione e della divulgazione scientifica e così mi sono iscritta al Master La scienza nella pratica giornalistica. Sono entrata in contatto con molte redazioni e case editrici. Ho lavorato al Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), sia come ufficio stampa, che come responsabile della comunicazione di progetti europei.

Attualmente mi occupo di comunicazione ambientale per Legambiente Onlus. Ho collaborato, inoltre, con case editrici come la Rizzoli Educational per libri di testo di chimica.

Farmacia e comunicazione scientifica, a una lettura superficiale, potrebbero sembrare distanti come rami del sapere. Lei come “legge” il suo percorso?

Tengo a sottolineare che non si tratta di un cambio di rotta, ma di un percorso in linea con le mie passioni. Sono una persona curiosa, e credo che le facoltà scientifiche forniscano delle basi che puoi giocarti in modo trasversale. Un corso di laurea scientifico può, per esempio, aiutare a selezionare le informazioni, a distinguere le fonti autentiche dalle fake news. Ogni percorso formativo non ha solo una direzione, ma vie che pur partendo dalla strada principale – nel mio caso, la passione per le materie scientifiche e, in particolare, per la chimica – indirizzano verso diversi campi professionali. È durante gli anni universitari che ho scoperto il mio interesse per la comunicazione scientifica. 

Secondo lei quali sono le conoscenze e capacità di entrata necessarie per lo studio di Farmacia?

Chiaramente per superare i test d’ingresso occorrono delle basi scientifiche, ma quello che secondo me necessario è avere curiosità. Si può pensare che per l’accesso alle facoltà scientifiche come Farmacia sia favorito un percorso formativo scientifico, ma in realtà non è così. Io, per esempio, ho studiato al liceo classico. La cosa più importante è il metodo di studio, e tanta curiosità. Ne sono davvero convinta. Inoltre, non va sottovalutata l’importanza delle nuove tecnologie. La curiosità può essere soddisfatta da una vastissima offerta online: video, lezioni, conferenze, riviste, libri scaricabili. Basti pensare a quale fonte di conoscenza siano i video e il blog di chimica di Dario Bressanini che suggeriscono approfondimenti ed esperimenti in casa. Un universo di conoscenza a “km zero”.

Quale sono secondo lei le competenze che avranno un maggiore impatto sul mercato del lavoro e sulla società?

Forse non sono la persona più indicata per fare previsioni, e credo che il momento emergenziale che stiamo vivendo provocherà – e in parte lo sta già facendo – un cambiamento sia nelle dinamiche lavorative che nello sviluppo di nuove professioni. Tuttavia penso che le competenze verdi saranno molto ricercate, in tutti gli ambiti professionali. Il sistema Excelsior di Unioncamere, il più importante sistema di rilevazione del nostro mercato del lavoro, ha stimato più di 1 milione e mezzo di posti di lavoro dedicati alle competenze green nell’Italia pre-Covid. La sostenibilità ambientale ci riguarda tutti direttamente e probabilmente investirà sempre di più il mercato del lavoro.

Un diplomando/a che si appresta alla scelta formativo-professionale, quali elementi primari dovrebbe considerare?

Seguire le proprie attitudini, fidarsi di sé stessi e affidarsi a sé stessi. Fare una prima scelta non significa automaticamente escluderne un’altra, come è stato nel mio caso. L’equazione “mi laureo in Farmacia e poi faccio il farmacista” non è sempre veritiera. Se pensiamo alla comunicazione scientifica, alla didattica, all’editoria specializzata, le opportunità sono molteplici. Sono mondi che si possono raggiungere con le competenze adeguate. Nonostante, come ho detto prima, a 18 anni non sia semplice scegliere, l’elemento fondamentale da mantenere vivo è la curiosità. Si può essere spaventati dalla precarietà di questo mondo, ma l’importante è non perdere la curiosità e la fiducia in sé stessi. Non bisogna abbattersi di fronte all’attuale precarietà lavorativa.

Lei è giovane, piena di curiosità intellettuale ed emozionale. Parla di precarietà, ma con un senso di stabile flessibilità. Che consigli si sente di dare alle future matricole?

La nostra generazione ha dovuto adeguarsi alla precarietà, ed è come se “fosse stata spinta” all’idea che la precarietà possa essere un’opportunità, rendendoci flessibili e aperti a più collaborazioni. Certo non è facile, ma si possono raggiungere dei traguardi di stabilità. Ognuno di noi deve essere spinto da stimoli. Come accennavo precedentemente, ci sono tante occasioni di approfondimento. Può essere difficile discernere le informazioni, ma avendo le capacità di selezionarle, i nostri orizzonti si ampliano e ci danno la possibilità di approfondire ciò che ci interessa. Bisogna seguirsi.

Amanda Coccetti

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