Test Invalsi, scattano le prime prove per i maturandi. Il ministero: “Non saranno utilizzati per stabilire le iscrizioni all’università”

Da domani più di 2,5 milioni di studenti saranno alle prese con le prove per valutare il loro grado di preparazione e il livello di insegnamento dei docenti. Si parte con i ragazzi dell’ultimo anno delle scuole superiori. Chiusura a maggio. Intanto il Ministero dell’Istruzione ha smentito le voce su un loro utilizzo come base per decidere l’iscrizione ai corsi a numero chiuso o programmato degli atenei.

Si inizia oggi ma il periodo caldo finirà a maggio, ormai a ridosso della fine dell’anno scolastico. Dal 1 marzo tornano i test Invalsi, le prove introdotte dal 2007 in poi, per valutare il grado di preparazione degli studenti (della scuola elementare alle superiori) e le modalità di insegnamento dei docenti.

Le ragazze e i ragazzi di quinta superiore saranno i primi a cimentarsi con le prove: i maturandi affronteranno i quesiti di Italiano, Matematica e Inglese fino al 31 marzo. Dal 1 al 30 aprile sarà il turno degli alunni di terza media. A seguire, a maggio, sarà la volta degli studenti di seconda e quinta
primaria e di quelli di seconda superiore. In tutto saranno 2,5 i milioni di studenti italiani che da qui a maggio saranno alle prese con i test

“Le prove Invalsi 2022 non saranno correlate all’ammissione all’università” ha rassicurato Roberto Ricci, presidente dell’Istituto smentendo così una delle “leggende metropolitane” che da tempo aleggiano attorno a questi test che nel corso degli anni sono stati spesso contrastati in modo molto serrato da studenti e rappresentanti dei genitori.

Nei giorni scorsi, infatti, era rimbalzata la notizia che il Governo stesse mettendo a punto un sistema per utilizzare i risultati dei test Invalsi come “base” per poter determinare il grado di preparazione degli studenti in determinate materie in vista dell’iscrizione all’università.

Un progetto che però è stato smentito dai ministeri dell’Università della Ricerca e dell’Istruzione che hanno fatto sapere che al momento “non c’è nessuna ipotesi allo studio sull’utilizzo dei test Invalsi ai fini dell’ingresso ai corsi universitari ad accesso programmato”.

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