"Sì, lo ammetto: sono insegnante per fare 3 mesi di vacanza"

“Sì, lo ammetto, sono diventato insegnante solo per fare 3 mesi di vacanza”. C’è ironia nelle parole di Matteo Saudino, docente di storia e filosofia a Torino, ma anche delusione. C’è il rammarico di una categoria che continua ad essere sempre al centro dell’attenzione, con riforme annunciate, norme mai arrivate e adeguamenti di stipendi che rimangono sogni nel cassetto. Le frasi del ministro Poletti sulle vacanze hanno acceso numerose polemiche, soprattutto tra il corpo docente italiano: ecco la lettera indirizzata al ministro, e al premier. “Non c’è altra via che la lotta” – scrive Matteo – “per la nostra dignità e per il futuro dei nostri figli e dei nostri studenti”. Le parole di Matteo stanno avendo moltissimo successo, special modo nei gruppi degli insegnanti sui social network. Le riproponiamo di seguito:
 

Egregio Ministro Poletti,
ebbene sì lo devo e lo voglio ammettere. Mi sono laureato, ho preso due abilitazioni a numero chiuso, ho fatto un concorso nazionale e sono precario da 13 anni (assunto il primo di settembre e licenziato il 30 giugno) non tanto perché volevo far l’insegnante, ma per godermi tre mesi di vacanze estive, oltre ovviamente a quelle natalizie, pasquali, di carnevale e ai ponti dei santi, dell’immacolata, del 25 aprile, del primo maggio e del 2 giugno. Peccato non si stia a casa anche il giorno della festa della mamma, del papà, della donna e magari dei nonni.

Egregio ministro Poletti,
ebbene sì lo devo e lo voglio ammettere, la volgarità e la disonestà intellettuale che caratterizza lei e tutto il governo Renzi è squallida e imbarazzante, sintomo di un paese sempre più allo sbando, retto da personaggi di piccolo cabotaggio, corrotti, prepotenti e mediocri.
Probabilmente signor Ministro lei è troppo impegnato in cene e feste con importanti esponenti di Mafia Capitale per conoscere la professione dei docenti e la realtà in cui vivono gli studenti italiani; altrimenti saprebbe che il numero di giorni di scuola in Italia è pari a quello dei principali stati europei (Germania, Francia, Spagna. ..). Le vacanze sono solo distribuite in modo diverso.

Se conoscesse le condizioni in cui versano gli edifici scolastici italiani e l’ubicazione geografica del Paese che governa, saprebbe, inoltre, che andare a scuola a luglio e agosto nella maggior parte delle città (Napoli, Bari, Palermo, Roma, Sassari, Milano) sarebbe impossibile.
Infine, signor Ministro, le ricordo che ormai anche il mio macellaio di fiducia (purtroppo sono carnivoro) non pensa che un insegnante faccia tre mesi di vacanza. Tra esami di stato, esami di riparazione, riunioni e programmazione le ferie dei docenti (trenta giorni più le domeniche) si concentrano per lo più da metà luglio al 31 agosto.

Comunque Egregio Ministro e Esimio Premier, fate bene ad umiliare costantemente noi insegnanti. Ce lo meritiamo. Negli ultimi decenni abbiamo accettato tutto supinamente: blocco salariale, classi pollaio, precarietà, aumento dell’orario di lavoro, edifici insicuri, cattedre spezzatino e concorsi truffa.

Ed ora, sprezzanti ma con il sorriso sulle labbra, state realizzando la privatizzazione della scuola e la sua trasformazione in un’azienda senza che il corpo docente italiano dia un sussulto di vitalità. Tra chi aspetta la pensione e chi pensa che un salario fisso anche se basso è meglio che niente, tra chi è stanco di lottare e chi si considera intellettuale, tra chi “tanto mio marito è un dirigente o libero professionista” e chi è solo e disperato, tra chi “o si blocca il paese per settimane o uno sciopero non serve a nulla” e chi ” ora servirebbe la rivoluzione”, gli insegnanti stanno assistendo inerti e rassegnati alla lenta morte della scuola pubblica, democratica e costituzionale.
Il nostro silenzio è complice. E non basta più (se mai è servito a qualcosa) sfogarsi solo sui social network. Per chi non si vuole arrendere non vi è altra strada che la lotta, per la nostra dignità e per il futuro dei nostri figli e dei nostri studenti.
Una terza via non ci è data.

Matteo Saudino, docente di storia e filosofia a Torino.

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4 comments
  1. sono incazzata super incazzata ultra incazzata iper incazzata co noi docenti me compresa. la soluzione? non la conosco certo io ma credo di far parte di una categoria di rammolliti che sa soltanto farsi calpestare.io propongo sciopero ma non un giorno ,ad oltranza disagio vero giorni settimane in modo che capiscano che non aspettiamo inermi la catastrofe

  2. “Tertium non datur “. Grazie per quello che hai scritto. Io ho scelto di fare l’insegnante per lavorare solo 18 ore a settimana. Caterina Miceli

  3. siete sempre stati privilegiati…vi siete anche lamentati molte volte…ma ci pensate a chi deve lavorare tutto l’anno per avere solo una settimana di ferie in estate???credete che solo il vostro lavoro sia pesante con 18 ore settimanali? e chi lavora per 40 ore alla settimana, FATICANDO, e non gode di nessuno dei vostri privilegi ,cosa dovrebbe fare? VERGOGNATEVI

  4. Si si fate anche sciopero! Chissà che vi licenzino come farebbero con noi che lavoriamo x inprivati., è quello che ci vorrebbe per cambiare degli insegnanti che non sanno nemmeno usare internet

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