Scuole chiuse al sabato per risparmiare: è caos. Bianchi dice no ma sempre più presidi scelgono la settimana corta

Dalla Lombardia al Lazio si moltiplicano i casi di lezioni solo 5 giorni su 6 per risparmiare energia e far fronte al caro bollette. Il Ministero se le lava le mani lasciando che ogni istituto possa decidere in autonomia. Contrario il Codacons che minaccia ricorso al Tar.

Governo e Ministero se ne sono lavati le mani, lasciando che ogni scuola decidesse in autonomia. Adesso però, dopo che i primi istituti hanno optato per la chiusura delle aule al sabato, la confusione sembra regnare sovrana con l’ombra addirittura di ricorsi al Tar. È caos sulla scelta delle scuole di adottare il sistema della “settimana corta” per cercare di far fronte all’emergenza energetica e risparmiare sul costo delle bollette.

Da Bergamo all’Emilia-Romagna molti dirigenti scolastici stanno scegliendo di aumentare di un’ora le lezioni giornaliere per gli studenti riuscendo così a tenere chiuse le scuole il sabato. Una scelta che però sta dividendo e non poco studenti, genitori e anche il mondo della politica. “Non abbiamo mai parlato di settimana corta in Consiglio dei ministri. Si può fare come piano didattico, nell’autonomia delle scuole, non come misura di risparmio energetico. Sono contrario a dire che poiché c’è un’emergenza, la scuola deve essere la prima a pagare – ha precisato oggi il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, intervistato da SkyTg24 – Sul risparmio ambientale le scuole hanno sempre fatto la loro parte, con Comuni e Province. Non ci tireremo indietro, ma non si può partire dalla scuola. È l’intero Paese che deve cambiare direzione rispetto ai consumi”.

Intanto però l’elenco delle scuole che hanno scelto la settimana corta continua ad allungarsi, come l’Itc ‘Vittorio Emanuele II’ di Bergamo. Decisioni che però potrebbero addirittura finire davanti al Tar. Il Codacons, contrario a qualsiasi riduzione delle ore di insegnamento come misura per fronteggiare il caro-bollette, ha deciso di scendere in campo a sostegno delle famiglie che, a causa di tale decisione, subiranno danni e disagi.

“La riduzione dell’orario scolastico, se da un lato non apporta alcun contributo sul fronte dell’emergenza energia, dall’altro provoca un duplice danno, creando disagi alle famiglie e comprimendo il diritto all’istruzione riconosciuto dalla Costituzione”, sostiene l’associazione, che invita i genitori degli studenti che frequentano l’istituto, ad impugnare la decisione proponendo attraverso il Codacons ricorso collettivo al Tar della Lombardia.

“Non è certo riducendo i servizi ai cittadini che si risolve il problema delle bollette, e per tale motivo ci mettiamo a disposizione di tutte le famiglie interessate per studiare un ricorso al Tar contro la decisione dell’istituto di Bergamo – conclude l’associazione di consumatori -. Analoghe iniziative saranno prese in tutta Italia nei confronti di enti locali e scuole che ridurranno le ore di insegnamento a danno degli
studenti”.

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