Primo giorno di scuola, dal Newton al Giulio Cesare si riparte sperando in un inverno senza covid

Presidi avvertono: “Mancano i supplenti”. E gli studenti lanciano il loro Manifesto di proposte per le elezioni politiche.

Si torna in classe senza mascherina, distanziamenti di sorta o ingressi a scaglioni: torna la scuola pre-covid. “Essere tornati a vedersi in classe senza mascherine è stato un sollievo – dichiara Alessandro contattato da Corriereuniv.it, studente dell’ultimo anno al liceo Giulio Cesare di Roma – ho passato quasi tutto il liceo con lo spettro del Covid. Con la didattica che non ha preosugiot linearmente. Tanti miei compagni di classe hanno dovuto andare a lezioni private per passare questi ultimi anni senza essere bocciati”.

Scuola senza restrizioni

Certo, che la pandemia sia totalmente alle spalle è ancora una speranza per molti. O un augurio. “Questa è stata una giornata come non se ne vedevano da molto tempo – conferma la professoressa di chiamica e scienze naturali Stefania Mucibello -, vedremo come andrà, bisogna aver fiducia ed essere ottimisti. Questa estate chi ha contratto il virus non ha avuto sintomi pesanti come accadeva prima. Bisogna aspettare l’inverno per capire l’andamento della pandemia”. Ancora più attenta la preside del liceo, la prof.ssa Paola Senesi: “La mascherina è ancora raccomandabile perché in autunno i casi protrebbero aumentare. Finché è estate non sarà di certo un problema”. Ora i problemi tornano ad essere quelli che la scuola italiana è abituata ad affrontare: “Oggi sono arrivati a colloquio quattro supplenti – afferma la preside a Corriereuniv.it – ma ci mancano ancora tre insegnanti. Speriamo di risolvere entro ottobre”. Fino ad allora si andrà avanti con l’orario ridotto.

Ritorna una didattica “normale”, con anche una diversa valutazione. “Lo scorso anno rispetto al primo di pandemia molto è cambiato, però, bisogna far recuperare molte competenze prima di arrivare all’ultimo anno – sottolinea la preside del Giulio Cesare -. Certo, forse bisognerebbe iniziare a ragionare su una flessibilità maggiore dei percorsi di studio, i tre anni della pandemia hanno cambiato i ragazzi. I ritmi ora possono essere diversi”.

Mancano gli insegnanti

“Nonostante le rassicurazioni del Ministero ci sono istituti dove mancano anche 20 docenti – ad affermarlo è Cristina Costarelli, preside del liceo Newton di Roma -, tante scuole inizieranno con un orario ridotto fino ad ottobre. Senza l’organico covid il rischio è di non riuscire a tenere aperte le scuole perché la carenza maggiore sono i collaboratori scolastici”. Il meccanismo di assunzione estivo si è inceppato, come al solito. “Avevamo osservato come le immissioni in ruolo erano iniziate in anticipo e questo ci faceva ben sperare. Invece la procedura è ancora in essere e finché non sarà chiusa non si potrà partire con le supplenze annuali: finchè non ci sarà l’uscita definitiva delel graduatore ci vorranno mesi per le collocazioni”.

Il caro energia spaventa le scuole? “Le bollette sono in carico all’ente locale, quindi sono i comuni a pagare. Le forniture scolastiche, poi, sono calmierate quindi non ci saranno grandi aumenti. Il trend, però, è in aumento”. Riguardo alle gite, invece, si farà economia: “Avendo dei tetti di spesa, magari molte scuole si indirizzeranno su mete italiane rispetto al’estero”.

Il Manifesto da 0 a 100

Questa mattina con l’avvio scolastico sono arrivate le prime proteste degli studenti che mettono in campo le loro proposte di una scuola diversa ai partiti in lizza per le elezioni politiche del 25 settembre. “Con l’avvio dell’anno scolastico striscioni in 50 scuole per il lancio del Manifesto – scrivono Rete degli Studenti Medi e Unione degli Universitari in una nota -. “Studenti e studentesse si sono mobilitati per lanciare un segnale forte: il futuro del paese deve ripartire da istruzione, ambiente, lavoro e diritti. Dopo più di due anni di pandemia, che hanno portato alla luce tutte le contraddizioni del sistema scolastico attuale, ragazzi e ragazze tornano nelle classi in piena campagna elettorale senza sentire alcuna risposta dalla politica per la loro generazione”.


Più di 100 proposte su cui si chiede l’impegno di candidati e candidate alle elezioni del 25 settembre. Tra i tanti temi, la richiesta di arrivare al 5% del PIL in istruzione, l’abolizione della tassazione universitaria, l’abolizione dei PCTO a scuola, ma anche la creazione di sportelli di assistenza psicologica in scuole e università e il trasporto pubblico gratuito per studenti. “Ci hanno fatti sentire uno Zero, nessuna considerazione o attenzione ai temi della nostra generazione – spiegano la Rete degli Studenti Medi e l’Unione degli Universitari – per questo abbiamo costruito Cento proposte per il futuro della scuola, del nostro Paese. Vogliamo tutto e siamo pronti ad ottenerlo. Porteremo il Manifesto con le 100 proposte a tutti i candidati. Vogliamo la politica si occupi di noi e ci faremo sentire”.

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