Ritorno a scuola a settembre: ancora troppe incertezze

Proteste in piazza a Torino. Bocciata la ministra. Cirio: meglio avere linee guida regionali

«Azzolina, un ministro da bocciare». Con questa affermazione il presidente della Regione Alberto Cirio, ha strappato l’applauso alla manifestazione «Priorità alla scuola» organizzata da Cub Scuola, “gruppo Mammedimerda”, Beni Comuni di Ugo Mattei con l’adesione della Flc Cgil. «Anche secondo me Azzolina è un ministro da bocciare – ha detto Cirio, osservando i tanti cartelli gialli su cui risaltava la scritta -. Dopodiché ho un ruolo istituzionale che mi fa dire “lavoriamo insieme per migliorare le cose”». Due-trecento persone in piazza Castello, mentre altre migliaia erano in decine di altre città italiane per contestare le linee guida del ministero per la riapertura della scuola. Davanti alla Regione, insegnanti, genitori, studenti e bambini. E slogan come «Più maestre meno plexiglas», «Miur ed enti locali assenti non giustificati». Ovunque «Azzolina bocciata».Genitori, insegnanti e studenti in piazza a Torino per contestare le linee guida del Ministero per la riapertura della scuola

«Siamo dalla stessa parte, come Regioni abbiamo preso una dura, forte posizione – ha proseguito Cirio -. In Italia c’è stata una scarsa attenzione alla scuola. È ripartito il campionato di calcio ma le scuole sono rimaste chiuse. Serve un forte investimento sul personale, come è stato fatto in altri Paesi, non parlare solo di spazi. Sono le persone che fanno la differenza. Miglioriamo le cose con linee guida scritte dalle Regioni. Vi invito a fare fronte comune perché dai territori possa ripartire una scuola reale, in sicurezza».

Giulia Bertelli, coordinatrice Cub Scuola ha ribadito: «Non c’è capacità organizzativa a livello centrale. Quelle linee guida non le vogliamo, non è possibile pensare che con 1,5 miliardi si faccia tutto». Ancora: «Siamo a fine giugno e non ci sono idee sugli organici, la base per far sì che le classi si riducano a 15 elementi, almeno quelle entranti. Non ci sono stanziamenti chiari, le scuole non sanno dove mettere i bambini. A meno che non li mettano in tensostrutture». Per Massimiliano Rebuffo, segretario Flc Cgil, «dal documento presentato dal ministero appare chiaro che manca la volontà politica di investire sulla scuola. Siamo preoccupati. Non vorremmo, come dice qualcuno, che se a settembre dovesse riprendere forza la pandemia l’unica soluzione sia di nuovo chiudere. Abbiamo calcolato i danni causati dal Covid-19 a ogni settore, ma non l’abbiamo fatto per gli studenti». Ancora: «Delegare, come è stato scritto, ai dirigenti scolastici significa creare nelle 250 scuole di Torino, 250 situazioni diverse».

In piazza tante voci sconcertate. Giuseppina Biglione, maestra dell’istituto comprensivo Padre Gemelli: «Il ministero ha scaricato tutto sui dirigenti che dovrebbero scegliere se dividere le classi, se usare il sabato pomeriggio, se avere metà classi a distanza e metà in presenza. Io devo iniziare con una prima, non oso pensarci». La collega Loredana Caruso: «Ci saranno grandi differenze da scuola a scuola. Poi, 22 ore la settimana alla primaria., come si dice, non possono bastare per garantire il servizio. Non si capisce perché i bambini debba no pagare».

Alessia mamma di tre figli, uno alle elementari e due alla materna: «La didattica a distanza è stata dannosa, ha messo le famiglie nella condizione di dover adattarsi alla scuola. Se dovesse continuare sto seriamente pensando di fare un’istruzione privata, parentale. Io lavoro, ma meglio formati da me con l’esame a fine anno che i mille problemi con la scuola online. Che è già durata troppo». Ieri il ministro ha chiesto un miliardo in più per la scuola. Intanto la Conferenza delle Regioni ha deciso di prolungare di 24 ore il confronto con il governo sui vari temi tra cui mascherine e trasporti. 

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