Ritorna l’assegno di ricerca, Ministra Bernini per la promulgazione. ADI: “Inascoltate le associazioni di rappresentanza”

Abolito con il dl. 36 dal governo Draghi che introduceva una riforma sulla selezione dei ricercatori e un contratto con più tutele. Sinopoli (CGIL) a Corriereuniv.it: Ritorno all’assegno di ricerca è riconsegna alla precarietà senza diritti”

In audizione congiunta con la VII Commissione Cultura, la Ministra dell’Università Anna Maria Bernini comunica la volontà di prorogare gli assegni di ricerca. Lo strumento estremamente precario degli assegni era stato abolito dal decreto legge 36 del governo draghi dopo un iter di legge che aveva visto per due anni il confronto tra parti sociali, mondo universitario, crui e Parlamento sulla nuova riforma dell’Università in ambito di selezione dei ricercatori con il famoso percorso del pre-ruolo così da dare una spallata al precariato accademico.

ADI: “Inascoltate le associazioni di rappresentanza”

“È rimasta completamente inascoltata la richiesta delle associazioni di rappresentanza di dottorandi e assegnisti di dare piena attuazione al d.l. 36 del 2022 sul pre-ruolo universitario, che avrebbe garantito un contratto di ricerca con degna retribuzione, tutele e adeguata contribuzione, come da standard europei”, scrivono i dottorandi in una nota. “Questo rappresenta un grave passo indietro sulle condizioni di lavoratrici e lavoratori della ricerca, che dovranno continuare a cercare un’adeguata qualità della vita all’estero o in altre professioni, determinando quella mancanza di investimento nel futuro che la Ministra stessa – a parole – dice di voler scongiurare”.

“Non solo oggi si prorogano gli assegni, ma Bernini sembra ventilare un passo indietro sul contratto, chiamando in causa la “libertà” della ricerca. Non vi può, però, essere libertà nello sfruttamento; vale per la vita di tanti giovani lavoratori, anche quelli della ricerca. Basterebbero 165 milioni di euro per garantire un contratto a tutte e tutti. Il Governo trova soldi per qualsiasi cosa tranne che per il futuro dell’Italia”.

I dottorandi chiedono al Governo di muoversi verso un adeguato finanziamento e piena attuazione del d.l. 36 del 2022 sul preruolo universitario, affinchè il piccolo passo avanti rappresentato dalla riforma non si trasformi in una clamorosa retrocessione per la categoria dei ricercatori, e, di conseguenza, per l’Università e l’intero Paese.

FLC CGIL: “Così è riconsegna alla precarietà”

“La Ministra dell’Università, durante la presentazione delle linee programmatiche al Parlamento, ha messo in discussione uno dei pochi elementi in controtedenza rispetto al precariato dilagante di questi anni: il contratto di ricerca (cioè la trasformazione delle forme atipiche del precariato universitario in rapporti di lavoro subordinato) – commenta a Corriereuniv.it il segrentario di FLC CGIL Francesco Sinopoli -. Il ritorno all’assegno di ricerca riconsegna alla precarietà senza diritti generazioni di giovani ricercatori, scaricando la scarsità di risorse sulle spalle dei più deboli e dei meno garantiti. Bisogna finanziare l’università e la ricerca. Questa è la strada, non quella indicata dalla Ministra Bernini”.

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