Università di Bologna, studenti mettono le tende per protestare contro il “genocidio a Gaza”

Come alla Columbia e alla Sorbona: mercoledì arriva Zaki. Appello all’adunata di studenti e docenti: “Stop agli accordi con Israele”

Sono arrivati in anticipo ieri rispetto all’appuntamento e hanno iniziato a piantare le tende in piazza Scaravilli, all’Università di Bologna, al grido di “Intifada studentesca”. Proprio lì, a pochi metri dall’ingresso del Rettorato. I più dotati di memoria avranno riconosciuto in mezzo all’accampamento la ‘canadese’ color indaco, simbolo delle proteste per il caro affitti: la stessa piazzata mesi fa in via Zamboni dal collettivo ’Cambiare rotta’. Come per il diritto all’abitare, come per il cambiamento climatico, come per i moti studenteschi che negli ultimi anni hanno agitato le piazze, la popolazione studentesca bolognese torna in strada per mettere, letteralmente, le tende. Questa volta chiedendo lo stop agli accordi delle università italiane con Israele e l’immediate cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.

La protesta internazionale

Dalla Columbia University di New York, dove tantissimi manifestanti sono stati arrestati negli ultimi giorni, all’Alma Mater: la prima acampada italiana è arrivata sotto le Due Torri. Una protesta che sorpassa i confini nazionali sfociando online, nell’era dei social. A volte, sfociando anche in azioni violente.

Alle 17.30 di ieri il movimento dei Giovani palestinesi e gli universitari in coda hanno cominciato a prendere possesso degli spazi davanti alla facoltà di Economia. Nessuno scontro, un centinaio di ragazzi, clima festoso e un maxischermo su cui proiettare “l’assemblea transnazionale”, riprodotta anche in diretta streaming su Zoom e Twitch (più di 600 gli utenti in diretta). In collegamento atenei francesi, inglesi, americani, anche da Birzeit, in Palestina. Oggi verrà diffuso il programma ufficiale dell’acampada, ma è già stata annunciata la partecipazione di Patrick Zaki per mercoledì. E, sempre mercoledì, il primo evento ufficiale: una cena con momento di discussione sui sette mesi di “offensiva genocida”.

L’appello si rivolge a studenti, docenti, ricercatori ed è quello di piantare le tende e riempire altre piazze e, con ogni probabilità, oggi a Bologna farà eco anche la Sapienza di Roma. Il tutto in vista del 15 maggio, giorno in cui il mondo arabo ricorda la Nakba, l’esodo forzato del 1948. “Dalle università americane a quelle arabe, passando per quelle europee, gli studenti alzano un grido inequivocabile di lotta – scrivono i Giovani palestinesi sui propri canali social –. Il genocidio deve finire. La complicità istituzionale, accademica e finanziaria deve finire”.

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