Ricerca, rinviata a domani la commissione che deciderà sul futuro dei ricercatori

Fumata nera per il futuro dei ricercatori italiani, rinviata a domani il continuo della discussione sugli emendamenti proposti al ddl 2285 sul reclutamento dei ricercatori nelle università e negli enti pubblici di ricerca, ora in Commissione Istruzione del Senato.

Bocche cucite dei membri che oggi hanno avviato la discussione sugli emendamenti in sede redigente, cioè avviene una deliberazione in commissione articolo per articolo, mentre all’Assemblea non è prevista nessuna discussione ma solo la votazione finale. Ne avevamo già parlato qui.

Il testo in Commissione

Il testo presentato a Palazzo Madama e già approvato in estate alla Camera ha molti emendamenti e alcuni, che mettono d’accordo i democratici con l’opposizone di Fratelli d’Italia, riguardano proprio le commissioni concorsuali dove ogni tanto saltano alle cronache scandali che investono decine di docenti, come avvenuto negli scorsi anni, e più recentemente all’università Statale di Milano. All’interno delle commissioni il “maestro”, solitamente un docente ordinario, faceva in modo attraverso gli uffici dell’Ateneo di scrivere il bando su misura per il proprio “allievo predestinato”, in barba al merito. Questo è quanto si evince dalle intercettazioni sul caso milanese. Con il prof. Galli che svolge fianco a fianco al suo pupillo il giudizio commissariale per venti minuti, come riportato dal Fatto Quotidiano nei giorni scorsi.

“Il problema principale di questa riforma è che non ha ancora un finanziamento. Se le risorse del Pnrr non verranno legate a una spesa corrente ed equivalente da parte dello Stato, dove ora abbiamo uno squilibrio tra ricerca di base e trasferimento tecnologico alle imprese, non riusciremo mai a recuperare quel gap che ci separa dalla media Ocse – aveva ricordato il segretario Flc Cgil Francesco Sinopoli Ed è solo con un investimento importante, permanente e progressivo sulla ricerca fondamentale, la scienza che fa fare davvero i salti tecnologici a uno Stato, che possiamo riuscirci”. L’Italia è al 19esimo posto per la spesa in ricerca di base con solo lo 0,34% del Pil, la Germania investe l’1%, la Francia lo 0,7%.

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