Quando l’Università va in carcere: le storie di chi si rialza

carcere

Open day in carcere per l’Università di Milano-Bicocca. Questa mattina presso il Teatro della Casa di reclusione di Milano Opera, sono stati presentati agli studenti-detenuti i percorsi universitari che l’Università terrà in carcere, (e/o con altre modalità anche legate alla normativa a cui ciascuna persona detenuta è sottoposta) per orientarli verso un percorso che possa rappresentare la base di un futuro reinserimento lavorativo.

I corsi di laurea triennale e magistrale saranno attivi dall’anno accademico 2014-2015 e coinvolgeranno prevalentemente le aree disciplinari di economia, giurisprudenza, psicologia, scienze della formazione, scienze matematiche, fisiche e naturali e sociologia dell’ateneo milanese.

La realizzazione di percorsi universitari di laurea triennale e di laurea magistrale rivolti alle persone detenute delle case di reclusione di Milano Bollate e Milano Opera fa parte della Convenzione quadro stipulata il 28 giugno 2013 tra l’Università di Milano-Bicocca e il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria (PRAP) per la Lombardia.

In base a questa Convenzione, presso la Casa di reclusione di Opera si sta già svolgendo il corso “Le forme della mediazione dei conflitti”, che fa parte del programma didattico del corso di laurea magistrale in Programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali: dal 22 febbraio al 12 aprile, ogni sabato per otto ore, 33 studenti dell’Università di Milano-Bicocca e 25 persone detenute si ritrovano nel Teatro della Casa Circondariale di Opera per discutere assieme su alcune tematiche come la mediazione con se stessi, il doppio, l’ombra e la maschera.

«L’Università di Milano-Bicocca – ha detto il rettore Cristina Messa –  ha tra i suoi obiettivi anche quello di costruire nuovi percorsi per diffondere la conoscenza all’interno della società. Portare l’Università in carcere significa favorire lo sviluppo culturale e la formazione universitaria delle persone detenute con l’obiettivo del reinserimento».

«L’attività d’istruzione, che è uno degli elementi del trattamento – ha detto Aldo Fabozzi, Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria – rappresenta una delle leve strategiche al cambiamento del soggetto e per questo l’Amministrazione Penitenziaria, nel quadro dei rapporti di collaborazione e nell’ottica di una sempre maggiore apertura del carcere al territorio, ha fortemente voluto realizzare quest’iniziativa che presenta l’offerta formativa dell’Ateneo milanese per orientare i soggetti privati della libertà  verso una scelta consapevole del percorso di studi da intraprendere».

«Il corso partito a febbraio – spiega Alberto Giasanti, docente di Sociologia del diritto e del mutamento sociale presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Ateneo milanese e membro responsabile della commissione paritetica Università di Milano-Bicocca e PRAP – è un ottimo esempio di lavoro collettivo tra studenti di Bicocca e studenti di Opera di un insegnamento che si tiene in carcere (si può dire che  l’università entra in carcere) in un rapporto interattivo tra istituzioni e territorio».

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