Pochissimi sbocchi occupazionali e offerta formativa scadente: esodo dal Sud

fuga degli studenti dal sud

Fuga degli studenti dal sud Atenei scadenti e scarsissimi sbocchi occupazionali, conseguenza: al Sud, un laureato su due se ne va dalla propria città.

L’esodo è raccontato dai numeri:  negli ultimi vent’anni sono emigrati dal Sud più di 170 mila laureati: un numero di cervelli pari al numero degli abitanti di una città come Reggio Calabria. Dal 2007 al 2010 le immatricolazioni nelle università italiane sono diminuite di 26 mila unità. Sintomo preoccupante, per un Paese che ha già in rapporto agli abitanti metà dei laureati rispetto alla media europea.

Nell’anno accademico 2008-2009 sono emigrati dalla Puglia 6.425 studenti universitari. Dalla Campania, 4.411. Dalla Sicilia, 2.718. Dalla Calabria, 5.380. Dalla Basilicata, 2.455. Dalla Sardegna, 1.193. Dal microscopico Molise, 483. Ma i dati Unioncamere relativi al 2011 sono ancora più raccapriccianti. Il 31,6 per cento dei 118.479 laureati meridionali non ha conseguito il titolo di studio nella propria Regione, contro il 15,5 per cento dei giovani originari del Nord Ovest. Oltre il doppio. E va considerato che i laureati nati al Sud sono più numerosi, in proporzione agli abitanti, rispetto ai loro colleghi del Centro e del Nord. Con il 34 per centro della popolazione nazionale, il Mezzogiorno fornisce il 40,8 per cento dei laureati. Che però in gran parte sono passati attraverso l’esperienza di fuori sede.

Dati allarmanti di fronte ai quali converrebbe pensare a politiche che favoriscano l‘occupazione dei giovani e migliorino l’offerta formativa da parte degli Atenei meridionali, alcuni dei quali vantano una storia millenaria.

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