“Le risorse del Pnrr non bisogna solo spenderle, ma anche spenderle bene in modo da avere risultati duraturi”, a dirlo è il presidente del Codau, Alberto Scuttari, riguardo al piano di Resilienza e Ripresa che darà 11,4 miliardi al mondo dell’Università e della Ricerca.
Commentando l’annuale convegno dei direttori generali delle amministrazioni universitarie conclusosi il 2 ottobre a Roma, l’ingegnere eletto lo scorso anno alla guida dell’organizzazione dei direttori generali, ha puntualizzato quanto “bisogna investire di più nella formazione e nel reclutamento del personale tecnico degli Atenei altrimenti non ci sarà quella ripresa che tanto ci si aspetta. Il mondo universitario è stato resiliente per tanti anni, ora è il momento di parlare di ripresa”. Garantire insomma che la macchina possa operare e “bisogna metterci tanta benzina”. “Bisogna svecchiare non solo tra i ricercatori e docenti, ma anche per il personale di supporto che oggi è imprescindibile per giocare una partita così importante”, ha commentato il presidente degli amministrativi.
La ministra dell’Università, Maria Cristina Messa: “Dobbiamo prepararci ad un futuro dove il lavoro umano cambierà e l’università con i suoi saperi dovrà essere sempre più centrale nell’economia di un Paese“. E ancora: “Di sicuro l’amministrazine universitaria deve fare un passo ulteriore, benché abbia più competenza rispetto a quella della normale amministrazione pubblica, per una fragilità del sistema e una distruzione delle responsabilità”. Confermata l’iniziativa di cambiare norme e di calendarizzare eventi da parte della ministra: “Dobbiamo cambiare un certo tipo di mentalità ma credo che tutti i cambiamenti dovuti verranno fatti”. In atto un provvedimento di accompagnamento al Def che riguardano la mobilità e altre riforme per snellire il mondo universitario da questo punto di vista.
Le linee guide del pnrr per la ricerca
Nella giornata di ieri il dietrofront del Mur sulla comunicazione delle linee guida sulla spesa per la Ricerca, ma secondo quanto scrive il Sole24Ore citando fonti del ministero, la pubblicazione dovrebbe arrivare tra martedì e mercoledì. Di quanto parliamo? Di sei miliardi di spesa per progetti di ricerca sugli 11,4 miliardi che il piano di Resilienza e Sviluppo ha previsto per l’università.
Le linee guida sul pnrr per la ricerca, stando alle indicazioni fornite durante il convengno dal Capo di Gabinetto del ministero dell’Università e della ricerca, Giuseppe Recinto, “riguarderanno i centri nazionali, gli ecosistemi della ricerca, le infrastrutture e i partenariati. È un investimento molto, molto importante: per il partenariato un miliardo e 600 milioni, centri nazionali ugualmente, ecosistemi un miliardo e 300 milioni, infrastrutture un miliardo e mezzo. La scelta del ministro Messa è stata quella di prevedere delle manifestazioni di interesse, quindi un modello di selezione competitivo. L’idea è quella di una struttura centrale, snella, che si basa su un consorzio o eventualmente fondazione. Una volta pubblicate le linee guida, contiamo di poter assumere i bandi entro fine anno”.
Il problema degli alloggi universitari
Recinto ha effettuato una distinzione tra le iniziative che hanno già avuto corso e quelle che sono ancora in fase di programmazione. Tra le prime ha ricordato il tema “degli alloggi per gli studenti, e una riforma della legislazione. È un intervento questo del Pnrr che è configurato in un doppio step – ha spiegato -: il primo, prima del 31 dicembre 2021, che prevede una modifica della attuale legge 338 del 2000 introducendo delle semplificazioni, un maggiore processo di digitalizzazione, e quindi l’uscita del bando che dovrà essere coerente a quelle che sono le indicazioni che il Recovery ci richiede. Complessivamente sono 300 milioni Recovery, più cento milioni di risorse originarie. Seguirà nel 2022 – ha continuato (ed è il secondo step) – una proposta di intervento normativo, che stiamo elaborando, per un modello innovativo di housing universitario, che contempla una maggiore leva privata“.
Se si guarda al tema dell’edilizia sostenibile, e più in particolare a quello delle residenze universitarie la risposta, stando ai dati presentati dal presidente di Scenari immobiliari Mario Breglia in occasione della seconda giornata dei lavori di Codau 2021, è negativa. “Sono un numero esiguo, assolutamente sottodimensionato rispetto alle medie europee – ha sottolineato -. Abbiamo stimato su un milione e 800mila studenti in un anno tipo, 300mila immatricolazioni l’anno. La domanda di residenza potenziale ogni anno tra i nuovi studenti e quelli che cambiano città per andare all’università assomma a circa 700mila posti letto”.
E ancora: “A fronte a questa domanda che lentamente cresce, abbiamo un’offerta di 54.800 posti letto negli enti convenzionati (università o enti convenzionati con le università) il che significa una copertura nazionale del 7,6%. Il che significa un’offerta del 7,6% sul totale dei fuorisede”. C’è una forte disomogeneità tra posti letto disponibili e numero di fuorisede per città. Il Nord Italia vanta tassi di copertura elevati. Roma e Napoli, pur ospitando un elevato numero di studenti fuorisede, presentano ancora un’offerta molto limitata e inferiore alla media nazionale.
Le ex-caserme come alloggi universitari
La partita per la riconversione delle università, per rendere i campus sostenibili può coinvolgere anche la Difesa, Giancarlo Gambardella, direttore Geniodife, ha parlato del patrimonio infrastrutturale della Difesa, in un’ottica di “prospettiva del mondo universitario”. “Abbiamo la responsabilità nell’area tecnico amministrativa di gestire il patrimonio immobiliare della Difesa – ha spiegato -. È un patrimonio vasto, che va dalle postazioni in alta montagna dell’ultimo conflitto mondiale alle caserme nei centri urbani. È in atto una profonda rivisitazione in un’ottica di razionalizzazione di questo patrimonio. Rappresentano dei costi di gestione che non sono più funzionali per noi”. L’esempio della caserma Piave di Padova e quella Garibaldi ceduta all’università Cattolica di Milano
Cosa pensano gli studenti
Sulla questione il presidente del Cnsu (Consiglio Nazionale Studenti Universitari), Luigi Leone Chiapparino, bisognerà evitare “disparità tra housing privato e pubblico”. “Benché noi vorremmo avere un modello di housing pubblico, la situazione degli alloggi universitari è tale che non bisogna avere in questo frangente preclusioni idiologiche, bisognà però mettere dei paletti nel caso dell’housing privato: essendo un pubblico servizio i costi di accesso e la qualità deve essere la stessa, senza gravare sulle tasche degli studenti”. E ancora. “Parte dei fondi dovranno essere usati anche per migliorare la qualità degi studentati che già esistono, problemi comuni come bagni che non funzionano, linee internet ecc. vanno risolti”.
Sul tema del contingentamento delle lezioni e del green pass Chiapparino sottolinea un aspetto: “Manca chiarezza purtroppo nel decreto quando viene detto che le lezioni sono prevaletenemente in presenza e che è raccomandato il distanziamento sociale – spiega -, con tutti i problemi logistici che ne derivano. Sul green pass abbiamo richiesto che il controllo della certificazione venga fatto non in presenza ma in fase di prenotazione così da poter derogare al distanziamento ed aumentare la capienza“. Una modalità che potrebbe evitare che una lezione sia fatta anche in dad evitando problematiche. “Ma su questo servono delle linee guida da parte del ministero. Se gli studenti sono obbligati ad avere il green pass questo deve portare anche ad un allentamento delle restrizioni, altrimenti questo sforzo da parte della popolazione studentesca risulta inutile”.