L’appuntamento del 25 aprile 2012 – al Cinema Trevi di Roma – con La sottile linea rosa, ovvero con la produzione cinematografica italiana realizzata dalle donne attraverso figure di registe o attrici che vogliamo ricordare e (ri)vedere, curato da Maria Coletti e Annamaria Licciardello, è dedicato al ventennio fascista e alla Resistenza.
Dal celebre documentario-manifesto dei primi anni Sessanta, cofirmato da Cecilia Mangini, alle memorie delle partigiane raccolte negli ultimi anni da giovani documentariste, passando per uno dei rari film di finzione in cui la protagonista è una donna partigiana, interpretata splendidamente dall’indimenticabile Ingrid Thulin.
“Fu alla stazione Tiburtina che il diciassette alle cinque del pomeriggio, partirono diciotto vagoni piombati dentro ai quali era anche una bimba, nata durante la notte… Pensare a quella madre giovanissima con la sua piccola creatura nuda, nel lungo viaggio verso le camere a gas, divenne per me un assillo che mi tormentò ogni qualvolta dovevo intraprendere un’azione contro gli aguzzini tedeschi e i loro alleati fascisti. […] Mi sentivo parte di quella tragedia come se avessi vissuto in prima persona lo sterminio. Per tutti coloro che avevano sofferto ed erano morti ingiustamente, che erano ingiustamente perseguitati, per loro dovevo battermi. (Carla Capponi).
ore 17.00 All’armi, siam fascisti (1962)
«Film di montaggio su cinquant’anni di storia italiana, dal 1911 al 1961, dalla guerra di Libia alle giornate di lotta contro il governo Tambroni appoggiato dai neofascisti […] segnò una svolta nel panorama del cinema italiano sotto il profilo del film di analisi storica.
Sia le immagini articolate dal montaggio che il commento di Franco Fortini sono finalizzati a un’analisi critica della presa di potere da parte del fascismo, del consolidamento del regime, della guerra, della residenza e degli anni del “centrismo.
«Con tutti i suoi limiti, il film era uno dei pochissimi che sapesse riprendere, a venticinque anni di distanza, l’invito rivolto da Bertolt Brecht nel giugno 1935 agli scrittori europei, riuniti al Palais de la Mutualité di Parigi, nel primo congresso internazionale per la difesa della cultura: l’invito a non fermarsi alla denuncia e al ripudio della barbarie ma a pensare alla radice del male e a parlare dei rapporti di proprietà che rendono necessaria quella barbarie» (Adelio Ferrero).
ore 19.00 Staffette (2000)
Un documentario sulla Resistenza delle donne in Italia e sulla memoria femminile. La Resistenza dal punto di vista di quattro partigiane piemontesi: Anna Cherchi, Claudia Balbo, Marisa Ombra e Nicoletta Soave avevano circa diciotto anni e si trovavano nella zona del Monferrato, in Piemonte, quando sono entrate nella Resistenza, l’8 settembre del 1943.
I loro racconti in prima persona sono integrati da immagini di repertorio perlopiù provenienti da archivi privati e pressoché inediti, in parte rielaborati e sonorizzati. Conversazioni, immagini, dialoghi a distanza tra passato e presente e tra le nostre protagoniste, le cui vite si sono incrociate o sfiorate durante la stagione della Resistenza.
Dalle note di regia:. Come le memorie familiari, come i ricordi delle persone che abbiamo amato e ci sono rimaste nel cuore, che hanno segnato la nostra anima e la nostra vita. È di questa memoria che si intende fare discorso e attraverso di essa, come sa essere la memoria esperienziale del corpo, che non dimentica e si sedimenta e diventa parte di noi».
Ingresso gratuito
a seguire Bandite (2009)
Dalle note di regia: «Nel contesto della Resistenza italiana, il documentario indaga l’esperienza delle donne che dal ’43 al ’45 hanno combattuto nelle formazioni partigiane, rivoluzionando il loro ruolo tradizionale e divenendo protagoniste della storia. In un racconto corale, donne di diverse estrazioni sociali, culturali e politiche, esprimono attraverso le interviste la consapevolezza di una lotta che va oltre la liberazione dal nazifascismo e che segna un momento decisivo nel percorso di emancipazione femminile.
Così la lotta di liberazione dal nazifascismo diviene una parallela lotta per l’emancipazione culturale e civile della donna (vedi il diritto di voto proprio nel ’46). Una voce femminile che comincia a sentirsi attraverso gli organi d’informazione clandestini, la resistenza con le rivoltelle trasportate nel reggiseno, i mitra caricati ed impugnati, i ponti fatti saltare, le violenze sessuali subite come tortura nazista per confessare i segreti partigiani. Bandite salda il debito di una dimenticanza fin troppo evidente, pur da dentro il recinto dei “buoni”» (Davide Turrini).
Ingresso gratuito
ore 21.00 L’Agnese va a morire (1976)
Agnese, lavandaia della bassa Emilia, vive silenziosamente accanto a Paolo Palita, pressoché immobilizzato, ma ancora indomito marxista. Quando i tedeschi le portano via il marito, che morirà sotto un bombardamento nel corso del trasferimento verso la Germania, Agnese decide di arruolarsi come partigiana.
Dopo aver ucciso un tedesco con il calcio del fucile, raggiunge un gruppo partigiano e ne diviene nel contempo la vivandiera e la “mamma”. Per quanto illetterata, Mamma Agnese dimostra equilibrio e molto buon senso.
Così, poco alla volta, i compagni le affidano compiti organizzativi importanti e le danno donne-staffette: non di rado, inoltre, alcuni casi vengono risolti in base alle sue timide osservazioni.
Ingrid Thulin, protagonista del film, con sapiente maestria si cala nella parte di Agnese sino all’immedesimazione totale con le matrici popolari, contadine e romagnole del personaggio. Il film è quasi tutto nutrito dal suo volto, adusto, indurito e dolce, dai suoi gesti e sguardi» (Pesce).
Cinema Trevi – vicolo del puttarello, 25 Roma tel: 066781206
Ingresso 4 euro – ridotto 3 euro