Ora di Religione a scuola, ministro Riccardi: “Non sovvertire la nostra storia”

“Sono questioni da guelfi e ghibellini”. E’ quanto osserva il ministro per l’Integrazione Andrea Riccardi, intervistato dalla ‘Stampa’ sull’ora di religone a scuola, che il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo vorrebbe modificare.

“Sono questioni da guelfi e ghibellini”. E’ quanto osserva il ministro per l’Integrazione Andrea Riccardi, intervistato dalla ‘Stampa’ sull’ora di religone a scuola, che il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo vorrebbe modificare. “Ma non dobbiamo sovvertire l’architettura della nostra storia”, avverte ricordando anche che “l’insegnamento della religione cattolica e’ una disciplina incardinata nel vecchio e nel nuovo Concordato, che si spiega con la particolare storia del nostro Paese e col legame di tante famiglie e di tanti ragazzi con la fede cattolica”.

Riccardi sottolinea a tal proposito che si tratta di “un insegnamento che incontra un vasto avvalimento da parte degli studenti: lo hanno scelto 6.635.000 ragazzi pari all’89,8%; oltrettutto, l’attuale statuto ha mutato il precedente: prima di parlava di esenzione, ora ci sono studenti che decidono di non avvalersene”. Quanto agli studenti immigrati, “la maggior parte sono cristiani ortodossi, piu’ numerosi dei musulmani. Ci sono i rumeni, i russi, gli ucraini, i moldavi, e poi i figli di stranieri cattolici come i latino-americani, i polacchi e gli africani; e naturalmente una rilevante componente musulmana, per quanto composita. Ma – avverte – non dobbiamo sovvertire l’architettura della nostra storia: ci sono discipline come la storia, la geografia, la letteratura che per loro natura sono interculturali e per il loro insegnamento dobbiamo scommettere sulla sensibilita’ degli insegnanti e di tutti gli attori sociali”.

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  1. “ci sono discipline come la storia, la geografia, la letteratura che per loro natura sono interculturali”.
    Non mi pare che gli attuali programmi nelle scuole primarie e secondarie affrontino la storia di ciò che non è europeo. (se non a grandi linee) E tanto più per la letteratura

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