“Niente magliette succinte in classe”: bufera sulla preside che voleva vietare la pancia scoperta a scuola

Polemiche all’istituto pedagogico in lingua tedesca di Brunico dove la dirigente scolastica ha scritto alle famiglie dei suoi alunni invitandoli a non permettere ai propri figli di andare a lezione indossando capi di abbigliamento che lasciassero scoperta la pancia. Immediata la protesta degli studenti che si sono presentati tutti a scuola indossando mini t-shirt.

Vietato indossare a scuola magliette che lascino scoperte la pancia: è il diktat imposto in una scuola di Brunico dalla preside che è stata travolta da insulti e polemiche. Con il risultato che nessuno degli studenti ha rispettato il divieto, anzi. Tutti, ma proprio tutti, si sono presentati in classe con magliette striminzite, anche di qualche taglia inferiore, proprio per protestare contro il divieto e ribadire l’inutilità di certe regole di “abbigliamento” che evidentemente ai ragazzi non vanno proprio già.

A finire nella bufera, come era stato già qualche settimana fa per altri dirigenti scolastici, stavolta è stata Isolde Maria Künig, dirigente dell’istituto pedagogico in lingua tedesca di Brunico. Dopo aver notato troppi ombelichi al vento nella sua scuola ha deciso di prendere carta e penna (ovviamente virtuali) e inviare una dettagliata lettera inviata a tutte le famiglie a proposito dell’abbigliamento appropriato da indossare a scuola. “Preferibilmente – ha scritto la dirigente Künig – vanno evitate magliette che lascino la pancia completamente nuda”. Chi decidesse di non adeguarsi rischierebbe anche qualche non ben precisata sanzione.

Un dikatat che, come racconta oggi la Stampa, ha scatenato il putiferio all’interno dell’istituto: prima le proteste social contro la preside, poi una sfilata di magliette striminzite lungo i corridoi della scuola. “Forse ho sbagliato a mettere questi concetti in forma scritta perché non si è inteso il tono della formulazione. La lettera ha preso un significato differente da quelle che erano le intenzioni. Avrei dovuto parlare direttamente con gli studenti” ha tentato di giustificarsi la dirigente.

Quello di Brunico non è che l’ultimo tentativo, andato clamorosamente a vuoto, di cercare di controllare l’abbigliamento degli studenti a scuola. A febbraio al liceo Righi di Roma si è scatenato il putiferio quando una professoressa ha apostrofato una studentessa di 16 anni a suo parere poco vestita con un commento poco ortodosso che è sembrato essere più un insulto (“Che stai sulla Salaria?”) inducendo i ragazzi dell’istituto, maschi e femmine, a presentarsi a scuola in minigonna e a srotolare uno striscione con su scritto “Benvenuti nel Medioevo”.

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