Maturità, Bianchi: “Voglio ascoltare i ragazzi sulla scuola”. La lettera del ministro

Dopo le proteste di venerdì su maturità e alternanza, il ministro dell’Istruione scrive una lettera aperta al quotidiano Repubblica annunciando che incontrerà le Consulte studentesche martedì

Venerdì olte centomila studenti sono scesi in piazza per protestare con i due scritti alla maturità voluti dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, e contro lo sfruttamento lavorativo in alternanza scuola-lavoro, costato la vita allo studente 18enne Lorenzo Parelli. Il ministro ha risposto agli studenti con una lettera aperta al quotidiano la Repubblica affermando che li incontrerà martedì e che parleranno di scuola.

La lettera

Caro direttore,

ho seguito con attenzione la mobilitazione di venerdì delle studentesse e degli studenti, così come quelle che si sono succedute nei giorni precedenti. Ai temi che pongono tutti noi dobbiamo garantire ascolto, soprattutto dopo questa lunga pandemia, che ha segnato la nostra vita e che i ragazzi hanno sofferto in modo particolare. I temi al centro delle loro manifestazioni sono stati due: l’alternanza scuola-lavoro e l’esame di Stato. Questioni esacerbate dal Covid, ma che hanno radici ben più lontane.

Gli stage in azienda

L’alternanza scuola-lavoro è stata definita, come noto, nel 2015, codificando una varietà di esperienze di tirocinio e percorsi già presenti in molti contesti locali. Nel 2018 è stata riformulata con il nome di Pcto (Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento): è stato messo in evidenza come queste esperienze debbano essere considerate parte integrante del processo educativo e non possano mai configurarsi come avviamento al lavoro o addirittura come lavoro vero e proprio. Diversa è la situazione della formazione professionale, di competenza regionale, come nel caso tragico di Udine, che per definizione è orientata al lavoro.

In tutti questi casi, comunque, voglio ribadirlo con forza, la presenza di uno studente in un ambiente lavorativo richiede non solo le stesse misure di garanzia e sicurezza che si applicano ai lavoratori, ma un sovrappiù di responsabilità da parte sia della scuola di appartenenza che di chi accoglie i nostri ragazzi. Eventuali situazioni di rischio o, peggio, di sfruttamento, vanno immediatamente denunciate. Insieme al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, abbiamo deciso di costituire un gruppo che approfondirà questi temi e verificherà tutte le circostanze e le condizioni in cui i nostri ragazzi hanno esperienze formative in luoghi di lavoro.

Gli esami di Stato

Veniamo agli esami di Stato. L’ordinanza appena predisposta prevede una prova di italiano nazionale che consentirà a ciascuno studente di scegliere fra un’ampia rosa di tracce, sette in tutto, e sviluppare il proprio pensiero. Ci sarà poi una seconda prova di indirizzo, formulata dalla commissione locale, composta da sei commissari interni e un presidente esterno, che, proprio perché preparata dai docenti di classe, potrà sicuramente tenere conto dei livelli educativi effettivamente raggiunti. Alle prove scritte seguirà un colloquio orale. Non vengono richiesti come requisito di accesso né i Pcto né la prova Invalsi.

Abbiamo riflettuto a lungo sulle modalità dell’esame, valutando naturalmente anche la situazione sanitaria. Il governo si è sempre impegnato in modo caparbio per riportare tutti in presenza la scorsa primavera, poi a settembre e ancora oggi a gennaio, limitando al massimo la didattica a distanza, senza tuttavia demonizzare questo strumento che comunque ha mantenuto connessi i ragazzi, anche nei momenti di chiusura totale delle aule.

Ora riteniamo giusto accompagnare tutti ad una nuova fase senza paura. Una prova di italiano per poter esprimere se stessi, una prova di indirizzo che tiene conto delle effettive situazioni che si sono realizzate localmente, una prova orale personalizzata sono il modo per accompagnare ognuno, responsabilmente e in autonomia, in un percorso di uscita da questa fase troppo lunga. Di questo avrò modo di discutere martedì insieme alle studentesse e agli studenti delle Consulte, ma con loro vorrei parlare anche di molto altro. L’esame di Stato è la conclusione di un percorso e ora che possiamo, grazie ai vaccini, guardare con più serenità al futuro è il momento di mettere insieme le nostre energie.

Le due prove scritte

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza ci permette di dare corpo a sei riforme strutturali del nostro sistema educativo — Its, istruzione tecnica e professionale, orientamento, reclutamento e formazione iniziale dei docenti, numerosità e dimensionamento delle istituzioni scolastiche, scuola di alta formazione del personale scolastico — che, insieme agli investimenti in infrastrutture e competenze, disegnano una nuova scuola, cui tutti noi siamo chiamati a contribuire. Questo cammino riguarda tutti, soprattutto i nostri studenti. Ed è con loro, con le famiglie, con i docenti, con il personale della scuola che vogliamo costruirlo, giorno dopo giorno, nei prossimi mesi.

La scuola è il centro della nostra democrazia. Tutti insieme dobbiamo metterci in cammino per costruirne una nuova al passo con i tempi, senza diseguaglianze, capace di prendere per mano i nostri ragazzi e condurli verso il loro futuro.

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