Maestra sospesa per uno schiaffo a un alunno: «Non è vero, punita per aver letto Anna Frank in classe»

Altro caso in Sicilia, dopo la prof di Palermo: il nuovo episodio in una 3° elementare di Scordia, nel Catanese. Una mamma denuncia: «Mio figlio picchiato e plagiato con nozioni comuniste»

Il bambino è tornato a casa piangendo, dicendo «di odiare la maestra» per via di uno scappellotto e dei rimproveri, «obbligato a stare in piedi, facendogli saltare la merenda». La madre ha subito inviato un messaggio su WhatsApp all’insegnante rimproverandola per lo «scappellone». E lei, correggendola, ha detto che lo scappellotto «è dato sempre in modo affettuoso».

Potrebbe essere una storia semplice di incomprensioni su come educare i ragazzi la querelle maturata alle elementari del comune del Catanese, ma dopo due giornate di sospensione dall’insegnamento e dallo stipendio esplode un nuovo caso politico in Sicilia. Perché la madre accusa la maestra di «accostare i bambini a nozioni “comuniste”», e la preside recepisce l’insinuazione parlando di «plagio», pur non collegandolo alla punizione legata al ceffone, come sostengono anche fonti del Miur. Mentre l’interessata denuncia: «Io vengo crocifissa per aver fatto leggere ai bimbi brani del Diario di Anna Frank nel giorno della memoria, indicando gli errori del passato e la retta via da seguire».

Quanto basta perché la stessa maestra, Giusi Cristaudo, 24 anni di insegnamento alle spalle, spieghi sui social che la sua storia è simile a quella della professoressa Rosa Maria Dell’Aria accusata a Palermo di non avere controllato gli studenti dell’Industriale e l’accostamento fra leggi razziali e decreto sicurezza firmato Salvini. Due vicende parallele che si sono incrociate quando i maestri della stessa scuola di Scordia si sono rivolti a una candidata del Pd, Mila Spicola, anche lei insegnante, pronta a rilanciare il caso su Facebook.

Un caso politico e giudiziario. Perché la maestra, oltre che rivolgersi al giudice del lavoro, con l’avvocato Dario Fina ha denunciato alla Procura di Caltagirone per calunnia e diffamazione la dirigente scolastica, Loredana Argentino. Non ha digerito il riferimento al «plagio» sul quale la preside nel suo verdetto disciplinare ha scritto che «non ci possono essere né censure né correzioni», ma sottolineando il «maggiore rischio di emulazione» da parte di «menti ancora non totalmente cresciute». Pur evitando un riferimento esplicito al testo, la dirigente è certa che sarebbe meglio preservare i bimbi, evitando di «renderli partecipi di avvenimenti funesti e sulle terribili modalità». Di qui l’invito alla maestra per capire se i suoi alunni «abbiano già la consapevolezza necessaria» o se non sia «più opportuno affrontare certi argomenti con alunni un poco più cresciutelli».

Si difende alzando il tiro la maestra: «La preside è venuta in classe a rimproverarmi davanti ai bambini perché leggevo il Diario come se fosse un testo proibito. Ma noi al Diario c’eravamo arrivati su richiesta degli alunni, dopo che avevo parlato di quella bambina quasi loro coetanea costretta a nascondersi con i genitori durante il nazismo. Certo, parliamo di bambini che soffrono. E quando mi fanno domande sui bimbi bloccati a bordo delle navi viste in tv, come la Sea Watch, spiego cosa succede. Invochiamo l’educazione civica e dovremmo fermarci davanti alle curiosità dei bambini?».

Il quesito echeggia in una scuola spaccata. Perché c’è la mamma che insiste parlando del figlio «picchiato», ma ci sono 13 genitori che firmano un documento di solidarietà alla maestra. E una sua collega, presente quel giorno in classe, la sostiene. Come un’altra bambina che nega la versione del suo compagno di banco colpito dallo scappellotto. Passato comunque in secondo piano.

corriere.it

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