“L’università non è una gara”: Martina, la laureata fuori tempo massimo che ha sbancato i social

Intervista a Martina Riccio, neo dottoressa in Diritto dell’Impresa, del Lavoro e della Pubblica Amministrazione, che con un video da 80mila views in pochi giorni ha raccontato la sua storia di rivincita da studentessa fuori corso.

Era fuori corso e fuori tempo massimo, almeno così credeva. Poi è arrivato il Covid, la pandemia, il lockdown e allora ha pensato di dare, come lo chiama lei, “un colpo di coda” alla sua vita universitaria buttandosi a capofitto sui libri e sfornando 11 esami (più una tesi di laurea) in poco più di un anno. È questa la storia di Martina Riccio, neo dottoressa in Diritto dell’Impresa, del Lavoro e della Pubblica Amministrazione, diventata subito virale sui social grazie ad un video da 80mila visualizzazioni in una manciata di giorni e in cui ha voluto raccontare un suo pezzo di vita, quello che l’ha portata a laurearsi in gran segreto. Senza dire nulla ad amici, fidanzato e famiglia della sua ritrovata volontà di portare a termine gli studi dopo aver fatto mille esperienze e altrettanti lavori. Una storia, quella di Martina, che sembra essere lontana mille miglia da quelle che in questi giorni si leggono in giro, con studenti sprint che riescono a laurearsi in tempi da record. Anche se in realtà lei, che si era iscritta per la prima volta all’università ormai nel lontano 2013, in realtà ha la stessa e identica determinazione dei suoi colleghi “più precoci”.

Martina, hai dato 11 esami e una tesi di laurea in poco più di un anno. Credi che senza il lockdown e lo scoppio della pandemia saresti riuscita in questa impresa?

Era da molto tempo che sentivo l’esigenza di dare un colpo di coda al mio percorso, dopo aver fatto diverse esperienze lavorative, ma senza il lockdown non sarei riuscita a trovare il coraggio di licenziarmi. Quando mi sono trovata a casa per quei tre mesi, ho capito che in qualche modo avrei dovuto reinventarmi, oppure dare un senso a quello stop forzato. Sia chiaro, non è un’ode a quell’anno terribile. E non voglio assolutamente sottovalutare i risvolti, anche psicologici, che esso ha avuto su tutti noi. Però sì, il lockdown per me è stato determinante, per quanto l’impatto sia stato forte e tragico sotto molteplici punti di vista, per rimettermi sotto con lo studio “a tempo pieno” e prendere quella successiva decisione.

Nel tuo video, che è diventato subito virale sui social, dici di esserti “persa” molte volte nel corso della tua carriera universitaria. Ti sei mai chiesta perché?

Onestamente, credo che il primo motivo per cui mi sono persa è che mi sentivo troppo stretta all’interno della sola carriera universitaria. Penso che davvero ognuno di noi debba costruire il proprio percorso seguendo le componenti del proprio carattere e le proprie esigenze di vita. Così come ammiro chi si pone quell’obiettivo e non sposta da lì lo sguardo, ammiro anche chi si prende del tempo e dello spazio per affacciarsi a mondi diversi. Io avevo davvero bisogno di lavorare, per la necessità di spalancare altre finestre sul mondo, di capire, magari anche banalmente, come si fa un colloquio di lavoro, come ci si approccia al pubblico. Ma non solo. Spesso si sottovalutano le vicende personali che costellano la vita delle persone. Momenti tristi, ma anche avvenimenti positivi. Oltre l’università c’è una vita intera, e molti di noi possono ritrovarsi a non aprire un libro per un mese, perché concentrati su altro, volente o nolente. Siamo portati a vergognarci di ciò, ma è la cosa più naturale del mondo: siamo umani, abbiamo dei bisogni, come dico nel video, “siamo noi che facciamo l’università, non l’università che fa noi”.

Credi che ci possa essere una qualche responsabilità anche del mondo dell’università?

Se dovessi cercare una qualche responsabilità nel mondo dell’università, direi semplicemente che alcune facoltà necessiterebbero di “praticità”, di attività/tirocini che ci permettano di toccare con mano le materie che studiamo e che un giorno praticheremo.

In questi giorni si parla tanto di studenti che riescono a laurearsi in tempi record. Il tuo caso sta all’opposto ma dimostra la stessa tenacia e perseveranza. Cosa consiglieresti a chi oggi si trova nella condizione in cui eri tu lo scorso anno prima di rimetterti a studiare?

Vorrei dire loro di uscire dagli stereotipi in cui ci ingabbiamo spesso e volentieri: paragonarsi continuamente agli altri ci fa perdere carica e sicurezza in noi stessi. Non è bravo solo chi si laurea in tempo record, lo è anche chi studia con passione, chi ama ciò che fa. Ognuno ha i suoi tempi: per imparare, per studiare, per rispettare le proprie priorità. Amate i vostri tempi, amate il vostro percorso e non vergognatevene.

Pensi che se ti fossi laureata a 23 anni la tua laurea avrebbe avuto un peso maggiore?

Facendo alcuni colloqui di lavoro ho avuto modo di constatare che per molti contano le esperienze lavorative e di vita, perché per alcuni datori di lavoro è fondamentale avere di fronte a sé persone intraprendenti. Per altri, invece, contano prettamente la laurea e le tempistiche veloci. Avrebbe avuto un peso maggiore? Per alcuni sì, per alcuni no, ciò che conta è che non avrei ascoltato le mie esigenze e, probabilmente, sarei arrivata al traguardo infelice. O probabilmente non ci sarei mai arrivata. Come dico nel video “non so cosa mi riservi il futuro, ma so che tutto ciò che arriverà rispetterà me e il mio percorso”. Io ci credo.

Le tue tante esperienze lavorative ti sono servite per acquisire esperienza? Ti hanno aiutata per completare il tuo percorso di studi?

Credo che le mie esperienze lavorative mi abbiano reso molto più adulta. Approcciarmi a mondi diversi, a tante persone, mi ha fatto acquisire anche più sicurezza in me stessa e nelle mie potenzialità: questo ha cambiato radicalmente il mio modo di affrontare gli esami. Prima dicevo “non ce la farò mai, non ci capisco niente,”, successivamente ho detto “è dura, ma posso farcela. So che posso fare anche questo”. Senza i lavori che ho fatto, mi sarei sentita molto più “acerba” e molto più spaurita nell’affrontare le difficoltà.

Cosa vuoi fare da grande? Qual è oggi il sogno della Martina finalmente laureata?

Il mio sogno è quello di mantenere le due “anime” che hanno composto il mio percorso, anche nel lavoro. Vorrei tanto riuscire a conciliare (anche se in lavori diversi) la mia passione per il diritto (e in particolare per la pubblica amministrazione) e qualcosa che dia sfogo alla creatività. Ho sete di conoscere il mondo, di leggere le persone, e la fotografia e il mondo della comunicazione in generale in questi anni mi hanno salvata, attraverso questa passione ho sempre avuto l’impressione di non essere solo spettatrice della vita, ma di viverla appieno.

m.p.

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