Andu, Napolitano e la riforma

L’ANDU commenta la lettera del Presidente della Repubblica nel merito della riforma universitaria.

L’ANDU commenta  la lettera del Presidente della Repubblica nel merito della riforma universitaria.  Nella sua lettera il Presidente della Repubblica fa riferimento a diversi punti della Legge sui quali sollecita un intervento  dopo la sua promulgazione. 

La numerosità dei punti di “criticità” indicati nella lettera del Presidente fa risaltare ancora di più quelli non menzionati: il ruolo dell’ANVUR e la composizione e i compiti dei Consigli di Amministrazione degli Atenei.

Questi contenuti sono contrari alla Costituzione che garantisce l’autonomia dell’Università e la libertà di ricerca e di insegnamento.

Assente anche un qualsiasi riferimento alla messa a esaurimento del ruolo dei ricercatori che comporterà l’aumento del rapporto docenti precari/docenti di ruolo e il prolungamento della durata del precariato, oltre all’espulsione dall’Università’ di quasi tutti gli attuali precari.

Il Presidente, all’inizio del suo documento, ricorda che “l’attuazione della legge è del resto demandata a un elevato numero di provvedimenti, a mezzo di delega legislativa, di regolamenti governativi e di decreti ministeriali”.

Ma non è anche questo un grave vizio di incostituzionalità? Infatti l’art. 33 della  Costituzione recita: “Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato”. Leggi, NON provvedimenti delegati!

Alla luce delle ‘omissioni’ del Presidente della Repubblica, risulta fondato quanto fatto dichiarare al ministro Gelmini: “Appare evidente dall’analisi dei punti rilevati che nessuno di essi tocca elementi portanti e qualificanti della legge”.

E il Ministro, trionfante, ha aggiunto: “aver approvato la legge sull’università è un segnale positivo per il Paese perché dimostra che, seppur tra mille difficoltà, è possibile realizzare le riforme”.

Tra le “mille difficoltà” non ci sono state certamente quelle poste dai Partiti e dai Gruppi parlamentari, divisi in favorevoli e finti contrari.

Nessuna reale difficoltà è venuta da un Parlamento di nominati i cui Capi avevano da tempo aderito alle richieste della Confindustria presentando disegni di legge sull’ANVUR.   Le difficoltà  sono venute ‘solo’ dal mondo universitario e in particolare, soprattutto nell’ultima fase, da un movimento studentesco grandioso per partecipazione e consapevolezza.

Difficoltà irrisorie rispetto agli ordini provenienti dai poteri forti (con in testa la Confindustria e l’accademia che conta) che da sempre hanno dettato le leggi sull’Università’. Questi poteri forti hanno portato a compimento il lavoro di oltre due decenni di demolizione dell’Università  statale, coperto da una ‘opinione pubblica’ costituita soprattutto da opinionisti-professori che l’hanno fatta da padroni nella stampa.

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