La sicurezza delle “escape room”

Se ne riparla dopo che in Polonia sono morte cinque ragazze a causa di un incendio in una stanza da cui non si poteva uscire

Venerdì 4 gennaio cinque ragazze di 15 anni sono morte in una “escape room” a Koszalin, sul Mar Baltico, in Polonia. Stavano festeggiando il compleanno di una di loro, quando è scoppiato un incendio: sono rimaste intrappolate in una stanza minuscola senza finestre, senza uscita di emergenza e senza chiave. Le “escape room” sono attrazioni diffuse da tempo in tutta Europa, e non solo: si viene rinchiusi in una stanza e si ha un certo tempo per uscirne risolvendo una serie di giochi o indovinelli.
In Polonia, le indagini preliminari hanno mostrato che la casa dove era stata aperta la “escape room” non soddisfaceva nemmeno le più elementari norme di sicurezza. Da lunedì le autorità hanno ordinato ad almeno altri 26 luoghi simili di sospendere le attività, hanno predisposto centinaia di ispezioni e dopo soli tre giorni hanno rilevato già oltre 1.100 violazioni: circa 400 hanno a che fare con problemi alle uscite di emergenza.
Nell’edificio in cui le ragazze sono morte, le finestre erano state murate in modo improvvisato. Non c’era modo di evacuare la stanza e non esisteva nemmeno un sistema per affrontare un’emergenza. La casa dove era stata aperta la “escape room” non era mai stata ispezionata: era una casa privata divisa in sette stanze e quattro sale facevano parte del gioco. A ognuna era assegnato un tema: “Crime”, “Darkness”, “Workshop” e “Party”. La permanenza in ciascuna stanza avrebbe dovuto richiedere fino a 60 minuti.  L’incendio, secondo gli investigatori, è stato causato dalla perdita di una bombola riempita con una miscela di propano e butano utilizzata per il riscaldamento. I pompieri sono arrivati pochi minuti dopo la prima chiamata, ma era già troppo tardi. L’operatore presente al momento dell’incendio è stato identificato dai media solo come Milosz S. ed è stato arrestato lunedì.
La morte delle cinque ragazze ha ovviamente attirato l’attenzione su un’industria che si è espansa rapidamente in tutto il mondo e che pone molti problemi di sicurezza. Le prime “escape room” furono aperte in Giappone nel 2007 e da lì si diffusero negli Stati Uniti e in Europa (la prima nacque in Ungheria nel 2011). Il New York Times ha scritto che David e Lisa Spira, che recensiscono questi giochi in tutto il mondo sul loro blog, hanno calcolato che nel 2014 c’erano 22 società che si occupavano di “escape room” negli Stati Uniti e che ora ce ne sono più di 2.000.
Nell’Europa orientale e centrale questo tipo di giochi è molto popolare anche perché è relativamente economico. Alcune stanze sono basate su temi storici, con persone che cercano di uscire da una prigione comunista o da un bunker di guerra. Sono molto celebri, poi, le stanze stregate e a tema horror. A Praga era persino stata aperta una stanza dell’Olocausto intitolata “Fuga da Auschwitz”, che era stata chiusa dopo poco a causa delle proteste. David Spira ha spiegato che all’inizio la maggior parte delle stanze avevano scarsissime misure di sicurezza: le persone venivano cioè semplicemente chiuse nelle stanze. Ora non è più così: negli Stati Uniti ma anche in Italia, per esempio, a uno dei giocatori viene fornita una chiave o, più spesso, nella stanza c’è un pulsante per sbloccare la porta in caso di emergenza.
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