Il confronto che cercavano non c’è stato e non ci sarà. Il mondo della scuola e dell’università è sul piede di guerra perché l’annunciato maxiemendamento del governo al decreto Gelmini ha già avuto (ieri sera) l’approvazione della Camera con 321 voti favorevoli e 255 contrari. Da questa mattina prenderà il via l’esame degli ordini del giorno presentati al provvedimento e entro domani si aspetta il voto finale della Camera sull’intero provvedimento. Poi sarà la volta del Senato che entro la fine del mese dovrà convertire in legge il decreto.
La scuola della Gelmini, quella del maestro unico, del voto in condotta e dei numeri al posto dei giudizi si sta pian piano concretizzando. Lei la vuole a tutti i costi ed è difficile che la maggioranza non l’accontenterà. Anche perché il disegno di riforma rientra perfettamente nel quadro di riduzione della spesa pubblica a cui sta lavorando il governo.
I provvedimenti. Il testo, come annunciato nei gironi scorsi, prevede il maestro unico alle elementari al posto degli attuali tre insegnanti distribuiti su due classi; il blocco del turn over nei prossimi tre anni per circa 150 mila insegnanti; il ritorno del grembiule e del voto in condotta; i voti in decimi. Prevede inoltre che le edizioni dei libri scolastici, alle medie e alle superiori, siano rinnovate (salvo casi particolari) ogni sei anni. Il tempo pieno sarà garantito dallo stesso maestro unico che dovrebbe lavorare un maggior numero di ore, che la scuola potrà retribuire attingendo, per il 2009, alle proprie casse.
Le reazioni. L’opposizione in aula ha parlato di un decreto Tremonti piuttosto che Gelmini, dettato solo dall’esigenza di fare cassa e su cui il governo ha detto di no a qualsiasi possibilità di interlocuzione. Anche l’Udc ha votato contro, mentre i sindacati sono sul piede di guerra. Per venerdì gli studenti della Rete degli studenti medi annunciano una nuova ondata di manifestazioni. “Porre la fiducia sul decreto – ha spiegato il coordinamento in una nota – è l’ennesimo atto dei bulli di governo, che non vogliono nessun dialogo e preferiscono imporsi sempre e comunque con la forza”.
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