8 euro e 50 l’ora. E’ questo il salario minimo previsto in Germania. La legge, elaborata dal ministero del Lavoro guidato da Andrea Nakles, dovrebbe essere varata già entro l’estate per poi entrare in vigore dal 1° gennaio 2015.
Eppure il provvedimento ha provocato non poche polemiche nella terra tedesca. Diversi economisti, infatti, hanno segnalato il rischio di perdere centinaia di migliaia di posti di lavoro. L’accordo, però, raggiunto tra la coalizione dei conservatori guidata da Angela Merkel e quella dei socialdemocratici capeggiati da Sigmar Gabriel, prevede l’esclusione dal salario minimo per i disoccupati di lungo corso (coloro che non trovano lavoro, insomma, da più di un anno). La norma, però, varrà anche per i diciottenni e – soprattutto – per i tanti giovani praticanti nel periodo di formazione.
Secondo i primi calcoli da parte del governo la nuova norma riguarderà più di 3,7 milioni di lavoratori dipendenti. Il salario minimo, va precisato, esiste già in 21 dei 28 Stati membri dell’UE, ma ogni Stato lo applica con modalità diverse. In Bulgaria, ad esempio, la tariffa è di 1,04 euro l’ora. In Lussemburgo, invece, 11,10 euro.
La legge proposta dai socialdemocratici dovrà passare per il Bundestag, ma non dovrebbero esserci problemi per l’approvazione finale. La norma, comunque, rappresenta un passo rivoluzionario per un paese come la Germania, che ha sempre lasciato le parti sociali negoziare in autonomia i salari. In effetti anche la BDA, la Confindustria tedesca, aveva criticato la misura, ritenendola un freno al mercato del lavoro per i più deboli.
In Francia l’introduzione del salario minimo (Salaire minimum interprofessionnel de croissance, meglio noto come SMIC) è avvenuta nel 1950, con legge parlamentare. Al 2010 lo SMIC è di 8,86 € lordi all’ora.
Il salario minimo in Spagna è espresso in termini di unità monetarie per ora, può essere aumentato dalla contrattazione fra imprenditori e associazioni di categoria per settore di appartenenza, e il lavoratore può essere pagato al di sotto se si tratta di particolari contratti di formazione. Non si scende mai sotto i 20 euro al giorno.
Negli Stati Uniti, il salario minimo ammonta a 7,25 dollari per un’ora di lavoro, con variazioni possibili da parte di singoli Stati dell’Unione, mentre nel Regno Unito la paga è di 6,08 sterline per i lavoratori che hanno compiuto i 22 anni di età.
E in Italia? Anche se, secondo l’articolo 36 della Costituzione, il salario del lavoratore deve essere non solo proporzionato alla qualità e alla quantità del lavoro svolto, ma anche in grado di assicurare un minimo vitale per il lavoratore e per la sua famiglia, nel nostro Paese non esiste uno stipendio minimo per legge, quindi non c’è una legislazione specifica. Circa la metà dei lavoratori dipendenti è comunque coperta da un contratto collettivo nazionale, che definisce i minimi retributivi. Sono tanti i giovani che, causa l’assenza di una legislazione dettagliata e chiara, continuano ad essere “sfruttati” soprattutto durante stage e tirocini. Il governo Renzi, comunque, è al lavoro anche su questo punto.