Il voto d'esame non conta: alla maturità, Umberto Eco prese solo "discreto"

Paura da esame di maturità? Non è il caso di disperare: il voto finale, in fin dei conti, non è determinante per la successiva carriera. Lo sa bene Umberto Eco che oggi, il giorno del suo 84 esimo compleanno, svela come all’esame finale delle scuole superiori, il suo elaborato d’italiano riuscì a strappare appena un “discreto” a dispetto del suo futuro da semiologo e linguista di fama internazionale.
Un po’ come Einstein, la cui leggenda vuole che andasse male proprio in matematica alle scuole elementari e medie, ma con la differenza che Eco, oggi, a distanza di oltre 60 anni, ritiene che il voto ricevuto fosse ingiusto: “Me lo mandò un amico e non ricordavo assolutamente di averlo scritto – Riferisce Umberto Eco a La Stampa – L’ho letto e mi è parso buono, certo migliore di tanti temi dei maturandi d’oggi. Penso proprio che meritasse un maggiore apprezzamento da parte della commissione”.
Il tema dell’esame di maturità allora prevedeva un elaborato sugli “Orientamenti del pensiero politico italiano nella prima metà del secolo XIX”, per cui il giovane Eco scrisse ben 8 pagine, ma che la commissione penalizzò con un voto che, tradotto in numeri, equivarrebbe a un 6,5 – 7.
La dimostrazione che l’esame finale, in fondo, non è poi tanto finale: per i prossimi maturandi italiani, infatti, ci sarà tutto il tempo, una volta concluso il percorso delle scuole superiori, di dimostrare quanto valgono, proprio come per Umberto Eco.
Qui sotto la prima e l’ultima pagina dell’elaborato di Eco alla maturità; al centro, cerchiato, il giudizio della commissione d’esame “discreto”
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