Cento studenti provenienti dai quattro angoli del pianeta stanno partecipando alla cinque giorni di simulazione dell’attività delle Nazioni Unite a Milano. Si tratta di un “gioco” ma fino ad un certo punto: i giovani, infatti, sono decisi a rendere l’esperienza il più realistica possibile. E molti di loro sognano una carriera diplomatica o un futuro nelle grandi organizzazioni internazionali. La manifestazione si chiama Milmun (Milan International Model United Nations) ed è giunta quest’anno alla sua terza edizione.
Le simulazioni delle attività degli organi e commissioni dell’Onu nascono nel 1953 all’Università di Oxford e da lì arrivano in Europa. In Italia «l’esempio con più tradizione e più consolidato siamo noi del Milmun», spiega Mirko Montuori, membro fondatore dell’associazione che organizza l’evento in collaborazione con l’ateneo Bocconi e l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale.
I cento studenti, selezionati su oltre 300 richieste arrivate da tutto il mondo sul sito dell’associazione, rappresentano un Paese diverso da quello di provenienza in uno dei quattro organi o comitati dell’Onu allestiti (Consiglio di Sicurezza, Consiglio Economico e Sociale, Consiglio per i Diritti Umani e il Comitato per la Sicurezza e il Disarmo) e per cinque giorni dovranno attenersi fedelmente alla linea ufficiale da esso tenuta nel contesto internazionale, comunicare solo in inglese e seguire tutte le regole che scandiscono i lavori nel Palazzo di Vetro.
A parlare di temi come il traffico e la violenza sulle donne, la situazione in Myanmar/Birmania, la lotta contro il narcotraffico e le pandemie, lo Stato fallito somalo o la riduzione delle spese militari, saranno ragazzi provenienti da 40 Nazioni e 30 Università diverse. Non mancano aspetti a dir poco particolari: Andy Cheong, un americano di origine taiwanese, rappresenta la Russia al Consiglio di Sicurezza, all’italiana Patrizia Ranzi spetta la Francia al Consiglio Economico e Sociale, mentre il turco Mehmet Burak Ozcan sarà un delegato greco.
Manuel Massimo
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