Il contratto della scuola ancora in alto mare: il rinnovo potrebbe slittare al 2023

Non c’è ancora l’accordo sul rinnovo del comparto istruzione: l’Aran ha convocato diversi incontri per la fine di ottobre ma il timore che la fumata bianca possa arrivare addirittura all’inizio del prossimo anno è sempre più concreto. Per 1,5 milioni di lavoratori sarebbe la quinta annualità consecutiva senza contratto rinnovato.

Dovevamo essere alle battute finali e invece, complice l’avvicendamento di governo e l’incertezza sulla nomina del nuovo ministro, il rinnovo del contratto della scuola rischia di slittare ancora di qualche settimana, forse mesi. Tanto da far pensare a qualcuno che la firma possa addirittura arrivare ad inizio del 2023: un’autentica beffa visto che si tratta del contratto che riguarda il periodo 2019/2021.  

Per evitare uno scenario davvero impensabile soltanto pochi giorni fa, si cerca di spingere il più possibile sull’acceleratore. L’Aran ( l’Agenzia per la rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) ha definito una serie di incontri da svolgere nelle prossime due settimane: il prossimo confronto tra parte pubblica e sindacati rappresentativi è stato fissato per il 25 ottobre, alle ore 15, e riguarderà l’ordinamento professionale nella Scuola; due giorni dopo, il 27 allo stesso orario, sarà la volta del settore Afam, con confronto su risorse e ordinamento professionale; il 3 novembre la riunione verterà sull’ordinamento professionale specifico dell’Università (la mattina) e della Ricerca (il pomeriggio).  

“Questi incontri – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, l’Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori – dimostrano che da parte dell’Aran c’è la disponibilità a chiudere in fretta il contratto 2019/21, come noi chiediamo da giugno. Dare per scontato che la trattativa sia destinata a slittare all’anno prossimo, creando peraltro un danno anche fiscale allo Stato, è un’ipotesi che non vogliamo nemmeno prendere in considerazione. Per oltre un milione e mezzo di lavoratori, che operano nei comparti scuola, università e Ricerca, si tratterebbe della quinta annualità consecutiva senza contratto rinnovato: una vergogna nazionale che rifiutiamo a priori. Già siamo andati fuori tempo massimo e non certo per colpa nostra: attendiamo con impazienza, quindi, il sì della Funzione pubblica allo spostamento dei 300 milioni di euro del Mof sul rinnovo contrattuale, dopo di che incontriamoci di nuovo all’Aran e chiudiamo questa partita, prima che diventi una pagina nera della contrattazione pubblica italiana”.

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