Ricerca, la beffa dei nuovi contratti contro il precariato: a rischio 5mila posti

Il nuovo sistema di reclutamento universitario previsto dalla conversione del decreto Pnrr bis introduce retribuzione più equa e contratti più stabili per i ricercatori ma a parità di risorse. Ecco perché si teme l’espulsione di un terzo degli attuali 15 mila assegnisti di ricerca.

Cinquemila assegni di ricerca a rischio con il nuovo sistema di reclutamento universitario: è l’allarme lanciato dal coordinamento Re-Strike, formato da un gruppo di studiosi precari, che sta cercando di accendere i riflettori sugli effetti della conversione del decreto Pnrr bis approvato a giugno.

Una legge che negli intenti dovrebbe avere come l’obiettivo nobile di superare il precariato e la galassia di contratti brevi utilizzati nelle università ma che di fatto rischia di funzionare come una tagliola sul numero dei ricercatori. I nuovi contratti di ricerca, infatti, prevedono maggiori tutele e migliori retribuzioni degli attuali assegni di ricerca, ma siccome costeranno di più (e non ci sono risorse aggiuntive) il rischio è che il loro numero si riduca drasticamente.

Secondo le stime del coordinamento riprese oggi dal Fatto Quotidiano, oggi un assegno di ricerca costa alle università circa 25 mila euro all’anno. I contratti di ricerca, che dovranno essere almeno biennali, costeranno invece circa 40 mila euro all’anno. Ecco perché Re-Strike teme l’espulsione di un terzo degli attuali 15 mila assegnisti di ricerca. In alternativa, gli atenei potrebbero sostituire gli attuali assegni di ricerca con borse di ricerca e contratti di collaborazione occasionale. Il che sarebbe una vera e propria beffa.

“La precarietà non sarà affatto eliminata – ha il coordinamento – ma di fatto saranno eliminate tutte le tutele che erano state conquistate per attenuarne gli impatti sulle nostre vite”. I ricercatori chiedono piuttosto di abolire le borse e di lasciare gli assegni di ricerca per un periodo transitorio di almeno due anni e aumentare da subito le risorse a disposizione.  

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