I cinque personaggi che hanno segnato il mondo nel 2022

L’anno che sta per finire è stato inevitabilmente segnato dalla guerra in Ucraina. Come anche dalle proteste e rivolte in Iran contro il regime. Ma ci sono personalità che non sono necessariamente correlate alla politica

Mahsa Amini

Benché sia ancora presto per parlare di rivoluzione, ma in Iran qualcosa di grande sicuramente si è smosso. Le grandi ondate di protesta storicamente partono da simboli, icone in grado di incarnare il malcontento e le aspirazioni della popolazione. È successo con le primavere arabe, iniziate simbolicamente con il suicidio di Mohammed Bouazizi, un venditore ambulante e attivista tunisino morto il 4 gennaio 2011. Mahsa Amini, donna iraniana 22enne di etnia curda, probabilmente non desiderava diventare un simbolo, ma lo è diventata comunque.

Il 16 settembre Mahsa Amini muore mentre si trova in custodia presso gli apparati di sicurezza di Teheran: era stata arrestata perché portava il velo in modo scorretto. La sua morte è la miccia che innesca l’ondata di manifestazioni e proteste che tutt’oggi coinvolge il Paese. Le manifestazioni presto si allargano, non solo nella capitale Teheran ma anche ad altre città come KarajShirazAhvaz e Isfahan. Mahsa Amini diventa l’icona delle sollevazioni non solo per la questione di genere, spesso ridotta banalmente a quella del velo, ma anche per un fatto generazionale. Mahsa è giovane, esponente di una generazione nata dopo la rivoluzione khomeinista del 1979 ma anche dopo che potentati militari ed economici immensi – come i Pasdaran – hanno letteralmente preso il controllo dei gangli vitali del Paese. È ancora presto per dire come finiranno le cose in Iran, ma certamente il 2022 sarà ricordato anche come l’anno di Mahsa Amini.

Volodymyr Zelensky

Omonimo di Putin e anche lui russofono (ma tutt’altro che filorusso). Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è incoronato dal Time come persona dell’anno per il 2022. Si chiama esattamente come l’omologo russo, perché entrambi prendono il nome da Vladimiro I, gran principe della Rus’ di Kiev e primo sovrano slavo della zona ad abbracciare il cristianesimo. Al netto di queste somiglianze, i due non potrebbero essere più diversi. All’inizio dell’anno, Zelensky è tra coloro che credono meno alla possibilità che i russi invadano il suo Paese. Alle fonti ufficiali e d’intelligence americane che agitano questo spettro, risponde di non creare panico per non danneggiare l’economia ucraina.

Quando l’invasione inizia per davvero, all’alba del 24 febbraio, Zelensky viene caldamente invitato dai partner occidentali, Usa in primis, a lasciare Kiev riparando in Polonia o, come minimo, spostando la capitale provvisoria a Lviv (Leopoli, nella parte occidentale del Paese). Il resto è storia. Il presidente ucraino resta al suo posto e decide di combattere di persona una battaglia che ben presto lo vede trionfante: quella della comunicazione. Zelensky inizia a comparire in video su Telegram ogni mattina, con la proverbiale tenuta verde militare indosso, aggiorna i suoi concittadini sugli sviluppi della guerra. “Slava Ukraini” diventa uno dei motti più virali sul web e nel passaggio di bocca in bocca. Qualcuno storce il naso, vedendo in Zelensky uno che chiede armi solo per far continuare la guerra, non per difendere il suo Paese dall’aggressione. La visita di Zelensky negli Stati Uniti è il coronamento di un 2022 che l’ex attore comico non dimenticherà mai, a prescindere da come si concluderà il conflitto.

Vladimir Putin

Il presidente russo Vladimir Putin è senza dubbio uno dei protagonisti del 2022. Dopo una sterile ‘trattativa’ a gennaio con gli interlocutori occidentali, Germania e Usa soprattutto, il capo del Cremlino riconosce a febbraio l’indipendenza dei territori di Donetsk e Lugansk: due autoproclamate repubbliche che secondo il diritto internazionale fanno ancora parte del territorio ucraino. La mossa è solo il preludio a quella che definirà ‘operazione militare speciale‘, l’invasione su larga scala che farà precipitare l’Ucraina in uno dei peggiori conflitti dalla Seconda guerra mondiale, certamente il più grave sul suolo europeo.

L’obiettivo iniziale di Putin è probabilmente quello di tagliare la testa al governo di Kiev che, secondo Mosca, vuole spingere pericolosamente il Paese in una posizione troppo vicina all’Unione europea e alla Nato. L’operazione, volta a instaurare un regime filorusso a Kiev, non raggiunge lo scopo e le forze di Mosca si ritrovano impantanate in un Paese enorme e ostile in cui anche le minoranze russofone non mostrano eccessiva simpatia per l’occupante. Nei mesi successivi si assiste a un arretramento progressivo dell’esercito russo che Putin cerca di mitigare con mosse politiche, come l’annessione dei territori occupati alla federazione russa a settembre, e minacce sull’utilizzo dell’arma atomica. Quale che sia l’esito sul campo, a fine 2022 Putin appare in una posizione tutt’altro che solida, sotto il profilo militare, economico e diplomatico. Saranno i prossimi mesi a dirci come sarà il suo 2023: anno del riscatto o della definitiva umiliazione?

Lionel Messi

Mondiali 2022 in Qatar dimostrano, qualora ce ne fosse bisogno, che il calcio non è solo uno sport. La competizione, giocata per la prima volta in autunno per evitare le temperature proibitive dell’estate nel Golfo, si carica ben presto di significati che vanno ben oltre il punteggio e il trofeo da portare a casa. Lionel Messi, Leo, è in questo senso la figura più iconica del Mondiale: nel bene e nel male. La ‘pulce’ si carica letteralmente sulle spalle l’Albiceleste, nazionale supertitolata ma a caccia del titolo mondiale dal 1986, quando a sollevare la Coppa del Mondo fu Diego Armando Maradona.

Dopo il brutto esordio con l’Arabia Saudita, che batte i biancocelesti per 1-2, Messi sale in cattedra e prende per mano il gruppo, portandolo alla vittoria contro MessicoPolonia e Australia ai gironi, OlandaCroazia e Francia nella fase a eliminazione. La finale con Les Bleus è già considerata da molti come una delle più grandi partite nella storia del calcio, facendo impallidire il ricordo di big match del passato come Italia-Germania di Messico ’70. Messi è protagonista assoluto, celebrato in patria e fuori come una vera e propria divinità. La sua stanza d’albergo in Qatar viene trasformata in un museo e i suoi compatrioti già lo sognano come futuro presidente. L’episodio del bisht, la cappa scura calata sulle spalle di Messi al momento della premiazione, ci ricorda che il calcio è anche un’eccezionale occasione per creare e rafforzare il soft power. Leo, volenti o nolenti, è il protagonista assoluto anche in questo finale, denso di polemiche e dissapori.

Elon Musk

Il fondatore di Tesla e imprenditore statunitense, di origine sudafricana, resta uno dei personaggi più discussi a livello globale. Il 2022 di Elon Musk è l’anno del consolidamento di SpaceX, azienda aerospaziale che compie vent’anni e continua a inseguire il sogno di colonizzare Marte. Nell’anno della guerra in Ucraina, Musk porta a casa il lancio di 54 satelliti Starlink di nuova generazione, che vanno a completare la costellazione della SpaceX per l’Internet globale. I dispositivi in questione sono i primi operativi su una nuova orbita, a 530 chilometri dalla Terra. SpaceX riceve il via libera dalla Commissione Federale statunitense per le Comunicazioni al lancio di 7.500 dei nuovi Starlink, sui 29.988 previsti

I successi nel campo della tecnologia, che vanno dall’aerospazio alla produzione di veicoli elettrici, fanno però il paio con le controversie legate all’acquisto di Twitter. A ottobre 2022, Musk compra per 44 miliardi di dollari il social network fondato da Jack Dorsey, regolarmente in perdita da diversi anni. L’arrivo della nuova proprietà è come un terremoto per la società, che assiste subito a una rimodulazione dell’organico e della dirigenza.

Nelle settimane successive, Musk si rivela un fiume in piena in grado di generare polemiche a getto continuo. Spesso affidandosi a sondaggi proprio su Twitter, il miliardario prende decisioni a raffica. Prima riabilita il profilo di Donald Trump, sospeso dopo l’assalto al Campidoglio degli Stati Uniti del 6 gennaio 2021, poi ripristina i profili di giornalisti americani bloccati per aver tracciato i viaggi del suo jet privato e per averne criticato l’impatto ambientale. Ultimo, ma non meno importante, chiede agli utenti se deve dimettersi da ceo di Twitter e la risposta è affermativa. Quella delle big tech è una sfida ancora tutta da giocare, per l’amministrazione statunitense e non solo. Anche nei prossimi anni, Elon Musk ne sarà sicuramente un indiscusso protagonista.

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