Esercito e test a domicilio: l’ultima carta di Draghi per evitare la dad. I presidi: “Tardi”

Le Asl non riescono a tracciare i contagiati, così arriva l’esercito: 11 laboratori in 8 regioni. L’ira dei presidi che avevano denunciato le mancanze.

Con l’aumento esponenziale dei casi tra i più giovani e il conseguente boom delle classi scolastiche in quarantena, e le ripetute denunce dei presidi al mal funzionamento del tracciamento delle Asl, si intensifica lo sforzo del governo per evitare il ritorno della didattica a distanza, come ormai avviene quotidianamente in ogni regione d’Italia. In aiuto del commissario per l’emergenza, Francesco Figliuolo, arriva la Difesa che mette in campo 11 laboratori in 8 regioni che possano in qualche modo affiancare l’enorme lavoro cui sono sottoposte le Asl. Un piano anti-Dad rilanciato a 24 ore dal dietrofront di palazzo Chigi sull’annuncio delle lezioni da casa con un solo positivo in classe.

I dati

Tra elementari e medie – secondo i dati del Ministero dell’Istruzione, raccolti su base volontaria dalle province – la platea di studenti maggiormente a rischio infezione per la mancata copertura vaccinale, il 4% delle classi sono in Dad: il 2,6% del primo ciclo e l’1,4% del secondo. Il programma di testing, che fino a ieri sembrava traballare, viene dunque rafforzato grazie all’impiego dei laboratori di biologia molecolare dell’esercito. Le strutture, coordinate dal Comando operativo di vertice interforze, consentiranno di incrementare i test grazie anche all’impiego di due laboratori mobili che si trovano a Civitavecchia. Un sostegno concreto alle strutture sanitarie locali, come richiesto e ribadito oggi dall’Associazione nazionale presidi. “Le scuole – ha detto il presidente, Antonello Giannelli – stanno facendo quello che devono, ma anche le aziende sanitarie locali devono fare la loro parte, e invece attualmente la situazione che si registra nel Paese è di insufficienza. Le Asl devono migliorare, perché non riescono a fare quello che dovrebbero, cioè i tamponi, il tracing, la comunicazione delle quarantene”.

L’ira dei presidi

Che ci si trovi davanti ad un’impennata di casi tra i più giovani lo conferma anche la sottosegretaria all’Istruzione, Barbara Floridia, che però rassicura studenti e genitori. “La situazione e sotto controllo”, spiega in tv, diffondendo i primi dati sulle classi in quarantena, aggiornati al 20 novembre. “Sono in Dad il 2,6% delle classi del primo ciclo e l’1,4% del secondo”, annuncia ribadendo che “la scuola in presenza è prioritaria” per tutto il governo. A fare la differenza, stando ai numeri, è la copertura vaccinale e, proprio per questo, anche i presidi rilanciano l’appello alla responsabilità in una nota. “L’invito che facciamo è di vaccinare i ragazzi dai 12 anni e, dopo l’atteso ok dell’Aifa per le dosi ai più piccoli, anche i bambini dai 5 agli 11 anni”, dice il presidente dell’Anp di Roma, Mario Rusconi, evidenziando come il 60-70% delle classi che si trovano in Dad sono proprio delle elementari.

“Follia. Siamo alla follia. Abbiamo assistito ad un teatrino – afferma Cristina Costarelli, preside del liceo “Newton” di Roma e presidente dell’Anp Lazio, Ora veniamo a sapere che Figliuolo manderà l’esercito a fare i tracciamenti: ma non lo sapeva prima d’ora che erano necessari?”. Benché gran parte del personale scolastico risulta vaccinato con doppia dose, con il 95% dei docenti che sono immunizzati, la stassa Anp denuncia come in alcuni istituti dal 15 dicembre potrebbe vedere meno personale scolastico con docenti no vax in aperto scontro con l’obbligo vaccinale.

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