Elezioni, la candidata Rachele Scarpa (PD): “Serve una legge quadro sul diritto allo studio”

La 25enne veneta era stata attaccata per aver criticato il governo dell’ex premier israeliano Netanyahu. Intervistata da Corriereuniv.it afferma: “Strumentalizzata, le shitstorm mediatiche salviniane non mi spaventano”

Dopo le prime settimane agostane di campagna elettorale fatta a colpi di social e comparsate televisive settembre sarà il mese in cui big e candidati dei vari schieramenti si confronteranno con i territori. I giovani, però, sembrano essersi interessati poco ai proclami dei partiti. Secondo l’Istituto Piepoli meno di un under 35 su due o non andrà a votare o si asterrà, mentre il 48% metterà l’agognata croce. Nel 2018 era il 55%. Insomma continua, inesorabile, lo scollamento generazionale, anche quando significa scegliere chi deciderà del nostro proprio futuro.

Certo, non si può dire che i partiti abbiano aiutato: nei nomi delle liste presentate è visibile un taglio netto alla rappresentanza di millennials e generazione Z. Ma c’è chi ha cercato di distinguersi. Corriereuniv non si è tirerà indietro, ancora una volta, nel dare voce a quei giovani che vogliono dire la loro. Candidati o elettori che siano. Per questo abbiamo deciso di partire con una serie di interviste ai candidati giovani di vari schieramenti politici.

Il Partito Democratico è, tra le formazioni politiche in corsa per il Parlamento, quella che ha messo in risalto più di tutte i suoi giovani candidati. Abbiamo intervistato una delle più giovani: la 25enne Rachele Scarpa, candidata capolista nella Circoscrizione plurinominale Venezia-Treviso-Belluno (circa due milioni di elettori). “Stiamo mettendo in moto tutta la macchina elettorale e comunicativa – racconta a Corriereuniv.it -, c’è molto lavoro da fare”.

Laureata in Lettere antiche presso l’Università degli Studi di Padova, oggi iscritta al corso magistrale di Filologia moderna, è stata prima coordinatrice provinciale nel sindacato studente della Rete degli studenti medi, poi responsabile della comunicazione del direttivo nazionale. Tra i promotori del movimento delle Sardine di Treviso, nel 2020 si è candidata con il Pd alle elezioni regionali, raccogliendo 5000 preferenze. “Sicuramente l’istruzione pubblica e il diritto allo studio sono temi che porto nel cuore. Per me sarà centrale quella parte del programma del Pd che vuole costruire un sistema di welfare studentesco con l’obiettivo di ridurre la frammentarietà e la disomogeneità dell’attuale sistema. Bisognerebbe fissare dei livelli minimi di prestazioni a livello nazionale, magari all’interno di una legge quadro sul diritto allo studio che vada a definire con precisione il welfare dello studente”. Dove prendere le risorse per un eventuale aumento del fondo nazionale? “Se la volontà politica c’è le risorse si trovano, che siano prese dalla fiscalità generale, dal recupero dell’evasione fiscale o da risparmi di altri capitoli di spesa”.

Altro importante tema che sta a cuore agli universitari è la questione alloggi. L’aumento degli affitti in molte città universitarie e la carenza di alloggi garantiti da borse di studio oggi può fare la differenza se decidere o meno di proseguire gli studi. “Nel Pnrr ci sono 970 milioni di euro per la costruzione di nuove case dello studente, e non bastano per coprire tutti gli aventi diritto – spiega Scarpa – C’è un problema: l’offerta oscilla tra gli alloggi garantiti dalle regioni e gli investitori privati dei gruppi immobiliari che vedono negli studenti una possibilità per fare business. Stiamo rischiando una speculazione, che in realtà sta già avvenendo in questi mesi, e che aumenterà se non mettiamo in atto forme di monitoraggio e regolamentazione degli affitti. Servono maggiori garanzie sui cofinanziamenti pubblico-privato, altrimenti sarebbe meglio attrezzarsi ed utilizzare questi fondi direttamente da parte dello Stato, aumentandoli, perché l’alloggio fa parte del diritto allo studio e non va limitato per quegli studenti che hanno i requisiti per ottenerlo.

Tra le proposte del Partito Democratico per i giovani risalta quella sul lavoro. Accorpare tirocini e stage curriculari ed extracurriculari, con durata massima di 3 mesi per quelli manuali e 6 per gli altri, legando l’attivazione durante il periodo di studio ed inserendo un compenso nazionale minimo di 350 euro uguale per tutti, lasciando alle Regioni la possibilità di aumentarlo. L’apprendistato, invece, diventerebbe più flessibile con due uscite previste per ogni anno per l’azienda, fino alla normale conclusione, ed una decontribuzione minima crescente. “Il tirocinio che ha molte poche tutele ed è sovrautilizzato, a malapena rimborsato, costringendo i giovani ad una spirale di precarietà senza fine. Oltre il 20% degli stage extracurriculari attivati tra il 2014 e il 2019 ha riguardato persone con più di 30anni, molto fuori dall’uso di formazione. L’obiettivo è far diventare l’apprendistato il vero percorso di avviamento ad ottenere un contratto stabile. Il lavoro si paga, non è più possibile lasciare i giovani nel ricatto del lavoro non retribuito”, afferma Scarpa.

Abbiamo chiesto alla candidata alla Camera come spiegherebbe ad un elettore la cosiddetta dote di 10mila euro ai 18enni. “Gli spiegherei che non c’è merito nella donazione o nell’eredità. Di conseguenza se vogliamo veramente dare a tutti la possibilità di costruirsi il proprio futuro possiamo anche fare una scelta decisa e mettere nero su bianco, alzando l’aliquota dell’imposta di successione e donazione, la copertura delle spese dell’alloggio, dell’istruzione e dell’attività lavorativa dei giovani sulla base dell’Isee familiare. Questo secondo me è un segnale, in questo momento c’è una situazione di grande disparità e di una forbice sociale ampia, rimane un’iniziativa, anche simbolica, di effetto”.

I toni della campagna elettorale sono stati alti fin da subito. Uno dei candidati presentati dal Parti Democratico, l’under 35 della Basilicata La Regina, ha deciso di rinunciare alla corsa elettorale dopo la pubblicazione da parte del quotidiano Il Giornale di un post del 2020 dove ironizzava sull’esistenza dello Stato di Israele. Il quotidiano della famiglia Berlusconi aveva attaccato anche Scarpa, che in un post aveva criticato il governo dell’ex primo ministro Benjamin Netanyahu. “Ritengo di essere stata oggetto di una strumentalizzazione, perché andarsi a ripescare il post da cui è partita quella discussione su di me che avevo criticato il governo Netanyahu citando quanto fanno le organizzazioni non governative ogni giorno. Ma non metterei mai in discussione lo Stato di Israele di esistere. Le cosiddette “shitstorm” mediatiche salviniane non mi spaventano – e conclude – credo ci sia spazio per far si che un’idea alternativa di un Paese che investe e programma la sua crescita sull’istruzione, sull’ambiente, che metta al centro la dignità del lavoro e non si dimentica i diritti, sia un qualcosa di possibile. E non si esaurisce nel battibecco quotidiano, ma si costruisce sul territorio”.

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