La scuola entra nella campagna elettorale: è scontro tra i partiti

Dai libri di testo gratuiti fino alle superiori, allungamento dell’obbligo scolastico dall’asilo e fino ai 18 anni, aumento consistente degli stipendi degli insegnanti nel giro di 5 anni.

La scuola torna al centro del dibattito tra i partiti politici ad un mese dalle elezioni del 25 settembre. Durante il panel del meeting di Comunione e Liberazione (Cl) in corso a Rimini i leader di alcune delle principali forze politiche hanno rimesso al centro l’istruzione e la formazione.

Obbligo scolastisco fino a 18 anni

Il segretario del Pd Enrico Letta punta sugli stipendi degli insegnanti “devono essere pagati come i loro colleghi europei. In 5 anni è possibile farlo. Prendiamoci tutti questo impegno a favore di uno stipendio europeo”, dice, sostenendo anche la necessità di “rendere obbligatorio l’asilo e allungare l’obbligo sino a 18 anni”. Una proposta, quella sull’estensione dell’obbligo scolastico, che non è piaciuta alla platea del Meeting: le parole del leader Pd sono state sottolineate da un coro di “no!”.

Maturità, sport e libri di scuola gratuiti

La leader di FdI, Giorgia Meloni, punta invece su un “sistema serissimo di borse di studio”. E propone anche di “reintrodurre i voti nella scuola primaria e valorizzare l’esame di maturità”. Anche lei, come Letta, vuole che siano adeguati gli stipendi degli insegnanti alla media europei e chiede infine “più sport per tutti”.

La ricetta del segretario della Lega Matteo Salvini anche in risposta alla grave crisi economica che rischia di travolgere le famiglie, è quella di “estendere alle medie e alle superiori” la previsione “che i libri di testo siano gratuiti o detraibili“: questo, sostiene, comporterebbe “poca spesa e molta resa”. Sull’università il leader della Lega propone che alla facoltà di Medicina si possa copiare il sistema francese dove tutti accedono alla facoltà. “La selezione – dice – non la fai prima di cominciare con il test a crocette, ma alla fine del primo anno in base ai voti e ai meriti”. Una ricetta proposta nei giorni scorsi dall’assessore regionale alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, di centrosinistra, ma bocciata dall’attuale ministra dell’Università Cristina Messa.

Tajani: “Troppi baroni, riformare l’università”

Al centro del dibattito dei big di stamane anche la scuola paritaria, “offre un servizio pubblico”, dice Maurizio Lupi di Noi Moderati. Tema, questo, affrontato anche da Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia. “Serve un bonus, troppe scuole non statali stanno chiudendo perché strangolate da una politica a loro contraria”. C’è il “diritto di educare da cristiani i nostri figli”, fa notare. Sempre Tajani ritiene che bisogna “creare lavoro e mettere i giovani nelle condizioni di lavorare”, “lasciamo perdere il reddito di cittadinanza”, esorta. Serve infine “riformare l’università” dove ci sono “troppi nepotismi e baroni”. Mentre Ettore Rosato, presidente di Italia Viva, sostiene che nel sistema scolastico e sanitario italiano sia fondamentale il rispetto del principio della sussidiarietà.

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