Cattaneo: “Human Technopole ignora la legge”

Il Piano strategico 2020-2024 approvato da Human Technopole ignora la legge 160/2019 approvata un anno prima e sotto la vigilanza di ben tre ministeri: Finanze, Università e Salute.

Si riaccende la polemica sullo Human Technopole di Milano, l’istituto nato nel 2016 per volere dell’allora governo Renzi, sull’area dell’ex Expo 2015, per diventare un nuovo polo internazionale della ricerca sulle scienze della vita, è oggetto di una missiva che la senatrice a vita Elena Cattaneo, ha inviato al Sole24Ore, reo di aver pubblicato, secondo la scienziata e docente all’Università Statale di Milano, un articolo che ha “suggerito ai lettori che Ht sia ostacolata nei suoi fini e obiettivi di ricerca da un cavillo burocratico che dovrà trovare soluzione. Semmai – afferma Cattaneo – si potrebbe raccontare della pervicace volontà di Ht di ignorare la disciplina introdotta nel 2019”.

Grande sponsor del progetto dell’Ht, a cui l’attuale senatore di Italia Viva, Matteo Renzi, affidò la creazione del nuovo polo di ricerca, fu l’attuale ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, all’epoca ancora direttore Direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT). Nell’articolo del Sole24Ore si parla di “cavillo burocratico” in riferimento alla legge 160/2019 che vincolava all’uso della maggiornaza dei fondi pubblici a progetti che fossero pubblici, con un maggior controllo dell’ente sull’uso dei denari dei contribuenti così facilmente elargiti senza nessun concorso. Di seguito vi pubblichiamo la lettera integrale della senatrice.

La lettera della senatrice Elena Cattaneo

Caro direttore,

in riferimento all’articolo “Human Technopole, 60 milioni congelati dagli iter burocratici” pubblicato dal Sole24Ore di giovedì 13 gennaio, vorrei condividere informazioni utili a chiarire alcuni elementi di confuzione che, immagino per necessità di sintesi e parzialità di fonti, hanno suggerito ai lettori l’idea che la Fondazione Human Technopole (HT) sia ostacolata nei suoi fini e obiettivi di ricerca da un “cavillo burocratico che dovrà trovare soluzione”. Semmai si potrebbe raccontare della pervicace volontà di Ht di ignorare la disciplina introdotta nel 2019 con un mio emendamento, approvato all’unanimità, alla legge di Bilancio. Da quel momento la Fondazione si è trasformata da soggetto chiuso e privilegiato, beneficiario – senza competizione – di risorse pubbliche abnormi, a ente che, con la parte maggioritaria delle risorse che riceve dallo Stato, assume una missione di apertura e supporto per tutta la comunità scientifica nazionale. Quell’intervento normativo, osservava la Corte dei Conti nel 2020, “ha novellato, in modo significativo, il quadro di azione di Ht”.

La legge 160 del 30 dicembre 2019 ha infatti stabilito che una “quota maggioritaria” (quindi almeno il 50,1%) delle risorse pubbliche annualmente assegnate ad HT (122 milioni per il 2021, 133,6 per il 2022, 140 a decorrere dal 2023) sia destinata alla realizzazione e al mantenimento di Piattaforme Nazionali (Pn) sulle scienze della vita, infrastrutture tecnologiche all’avanguardia ‘del Paese e per il Paese’, individuate tramite una consultazione pubblica, secondo le modalità stabilite da una “apposita Convenzione” da sottoscrivere – come avvenuto – entro il 31 dicembre 2020 tra Ht e i tre Ministero fondatori (Mef, Mur, Salute).

Human Technopole e la duplice dimenticanza

Risulta dunque difficilmente comprensibile come gli organi di Ht abbiano potuto predisporre e definitivamente approvare, nel dicembre 2020, un piano strategico pluriennale per il periodo 2020-2024 che non tenesse conto, neanche in ordine ai macro-impegni di spesa, del vincolo della quota maggioritaria delle risorse alle finalità previste dalla legge 160/2019, varata ben 12 mesi prima. La quota è stata poi fissata nel 55% dalla Convenzione, che era alla firma dello stesso dicembre 2020 in cui Ht approvava il suddetto Piano strategico 2020-2024, ignorando sia la lege che la Convenzione. Questa duplice “dimenticanza” si è tradotta nell’azzardo di impegnare l’intera disponibilità finanziaria di Ht fino al 2024 alla realizzazione di finalità e scopi interni all’ente.

Tre ministeri non si sono accorti della violazione di legge?

Da nessuna parte, infatti, detto Piano pubblicato sul sito di ht nel gennaio 2021, fa riferimento al fatto che, per le proprie finalità interne, l’ente ha a disposizione esclusivamente la quota resida rispetto a quella “maggioritaria” vincolata per legge, come specificata dalla Convenzione. Eppure, a partire dal 2021, le risorse destinabili al Piano strategico 2020-2024 interno di ht non possono essere altre che quelle ricomprese nel 45% del finanziamento pubblico che Ht riceve ogni anno dallo Stato, oltre al considerevole residuo maturato dal 2016. In questo contesto le lamentazioni circa un supposto “cavillo burocratico” (un modo ben strano per definire la legge e la Convenzione) appaiono come lacrime di coccodrillo, nella misura in cui si cerchi di far passare l’idea che vi siano risorse “ingiustamente” bloccate. L’aver proceduto, fino ad oggi, a pianificare investimenti e attività come se Convenzione e legge non esistessero, con i rallentamenti del caso, non può essere il paradossale argomento per sostenere, anche a mezzo stampa, la richiesta (incompatibile con la disciplina vigente) che i ministeri vigilanti, a partire dal Mef, possano autorizzare Ht a distogliere, per le proprie finalità scientifiche o immobiliari, risorse che la legge vincola ad altro.

Il 2022 è l’anno clou per Ht: in primavera ci si attende che il Comitato tecnico abbia concluso l’iter previsto per l’identificazione delle Pn, a valle della partecipatissima consultazione pubblica della comunità scientifica oggi in corso, per poi procedere alla progettazione della loro costruzione e funzionamento. L’auspicio è che la dirigenza presente e futura della Fondazione (è notizia di martedì scorso la nomina alla presidenza di Eur Spa dell’attuale presidente di Ht) sappia realizzare la nuova missione dell’ente dando quel colpo d’ala, fino ad oggi mancato, in grado di alimentare le enormi potenzialità di crescita – grazie a risorse pubbliche e regole adeguate – del sistema della ricerca nelle scienze della vita del Paese.

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