Bianchi: “In Dad il 6,6% delle classi, il 13,1% in didattica integrata”

“Ad oggi alle ore 12 abbiamo il 93,4% delle classi in presenza. Gli alunni in presenza sono l’88,4% alle elementari, per l’infanzia il 91% e il 9% a casa, le medie in dad sono il 12,5%.

“Ad oggi, alle 12, con un grado di copertura dell’82%, il 93,4% delle classi sono in presenza. Di questi il 13,1% con attività integrata per singoli studenti a distanza. Le classi totalmente a distanza (Dad) sono il 6,6%. Gli alunni in presenza, in totale, sono l’88,4%. Gli alunni, nella scuola primaria, in didattica a distanza, perché positivi o in quarantena, sono il 9%, il 10,9% nella scuola media, il 12,5% nella scuola superiore. Il personale scolastico sospeso perché non in regola con l’obbligo vaccinale è lo 0,9%”. Sono i dati che il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha dato oggi in Parlamento.

“Le classi in Dad o quarantena per Regione sono su un 6,6% di media nazionale: Lombardia 8,2%, Lazio al 7,4%, 8,2% in Veneto, 6,2% in Friuli Venezia Giulia, 7% in Liguria, 7,3% in Emilia Romagna, Toscana al 7,3%, 6,8% Marche, 5,6% Abruzzo, 13,7% Molise, Basilicata 4,8%, Campania 4,9%, 6,4% Puglia, 2,9% Calabria, 4,4% Sicilia e 6% in Sardegna“. Sono i numeri in ambito regionale. “Priorità alla scuola in presenza”, è l’incipit con cui il capo di viale Trastevere ha introdotto l’annuncio del monitoraggio sulla scuola in Italia. Ricordanto che “la didattica digitale non può essere vista in opposzione alla didattica in presenza ma deve permettere ai nostri ragazzi di migliorare il loro apprendimento e agire verso l’inclusività”.

Minitoraggio del ministero su contagio e Dad

Scuola come elemento di stabilità sociale. “Il nostro sistema scolastico, pur nella sua complessità, voglio ricordare come la popolazione di studenti sia più grande della Svizzera, 7 milioni e 199mila studenti, con 1 milione e trecentomila tra personale diretto e indiretto, ha retto. E lo ha fatto perché il Ministero ha sempre monitorato Primo il sistema scolastico ha reagito pur nella grande complessità del suo modello organizzativo. Solo le scuole statale oggi coinvolgono 7 milioni e 199mila studenti. La nostra scuola è più grande della Svizzera. Abbiamo più di 1 milione e trecentomila persone che direttamente o indirettamente lavorano in ambito scolastico. E a questo si aggiungono i 100mila docenti delle scuole paritarie. Ogni tanto si perde questa dimensione. Ricordo che noi come MInistero monitoriamo con continuità la gestione organizzativa della scuola tramite il sistema SIDI che raggiunge tutte le scuole e che permette di interagire con esse. Abbiamo un gruppo che gestisce i dati e li trasmette. Abbiamo un help desk che permette al personale che viene supportato costantemente. E abbiamo un gruppo di statistici e matematici che fanno l’analisi dei dati. Abbiamo quindi osservatoi fin dallo scorso anno l’andamento della pandemia”.

Stoccata ai presidi: “In questi giorni proposte stime senza basi numeriche”

“Per quanto riguarda la pandemia il grosso dei contagi c’è stato quando le scuole erano chiuse. Quando hanno avuto altri contatti fuori dal controllo scolastico”, ha affermato Bianchi in audizione alla VII Commissione cultura della Camera. “Io non ho i dati della sanità ma la comunicazione alle scuole, quelli amministrativi. Noi abbiamo avuto l’impennata dei dati dal 18 dicembre, e poi c’è stata un’accelerazione. Avevamo fatto una simulazione su quanto si poteva prevedere ma il dato reale è più basso. Non vi è Dubbio che vi siano molti problemi, differenziati scuola per scuola, perché dipende la pandemia dove ha colto modalità di ingresso. Ma l’intervento che è stato realizzato con la possibilità di definire delle regole, seppure migliorabili, ha comunque permesso non soltanto di riportare a noi una soluzione di reponsabilità presa di fronte alla Camere ma ha permesso anche alle amministrazioni regionali un controllo minuto e puntuale delle situazioni”. E poi la difesa dell’apertura del 10 gennaio: “Se avessimo ceduto all’idea di una chiusura avremmo riportato a caso 7 milioni di studenti”. E la stoccata ai presidi che nei giorni scorsi hanno parlato di 50% delle classi in Dad: “Io ho sentito in questi giorni proporre come stime delle considerazioni che non avevano basi numeriche, poi ognuno trae le sue considerazioni”.

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