Abolite sanzioni e note disciplinari alle elementari

Sono scompare le note disciplinari e le note sul registro dalle scuole elementari. Con la soppressione di un Regio decreto del 1928 grazie ad un emendamento proposto dalla Commissione e approvato alla Camera, sulla riforma dell’insegnamento alla convivenza civile approvata oggi in aula. Le punizioni, in realtà, erano molto rare tra i banchi degli alunni delle elementari, che fanno riferimento agli articoli abrogati.
Ma non manca la polemica. Si è riaperto il dibattito: giusto o no abolire le punizioni in classe nella fascia d’età tra i 6 e i 10 anni? Ed è proprio il Miur ad intervenire per primo spiegando: “Viene solo operato un allineamento normativo in tutti gli ordini di scuola, con il conseguente superamento di alcune norme del passato”. Le sanzioni restano, ma all’interno di un quadro normativo aggiornato. Ed anche i presidi non hanno dubbi: bene abolire le sanzioni previste in una norma obsoleta, conta l’intervento educativo. Vittorio Lodolo D’Oria, esperto in burnout degli insegnanti, secondo quanto riportato da Repubblica è durissimo: “Questa è la deriva, stiamo levando tutti gli strumenti educativi, anche le sanzioni. Ora sappiamo cosa non si deve fare con i bambini, ma non come comportarci con loro”. 
Sempre il Miur: “L’articolo 8 del disegno di legge – relativo ai rapporti tra scuola e famiglia – non fa altro che estendere anche alla scuola primaria, infatti, il Patto educativo di corresponsabilità che già oggi disciplina, in maniera dettagliata e condivisa, i diritti e doveri degli studenti delle scuole secondarie nei confronti delle istituzioni scolastiche, comprese le relative sanzioni”.
L’emendamento approvato abroga gli articoli dal 412 al 414 del Regio Decreto 26 aprile 1928, n. 1297, ancora in vigore per le elementari. Nel Regio Decreto si fa riferimento a mezzi disciplinari “verso gli alunni che manchino ai loro doveri” da “usare, secondo la gravità delle mancanze”: l’ammonizione, la nota sul registro con comunicazione scritta ai genitori, la sospensione (da uno a dieci giorni di lezione), l’esclusione dagli scrutini o dagli esami della prima sessione, l’espulsione dalla scuola con perdita dell’anno. Inoltre, viene “vietata qualsiasi forma di punizione diversa” da quelle indicate nell’articolo 412. Il senso è quello di puntare a “rafforzare la collaborazione con le famiglie”, estendendo alla scuola primaria il Patto educativo di corresponsabilità valido, al momento, solo per le scuole medie e superiori. Su come sarà fatto questo passaggio per i bambini della primaria si rimanda ai regolamenti di Istituto e ad altre norme.
Lo Statuto degli studenti e delle studentesse, introdotto nel 1998 dal ministro Berlinguer (modificato successivamente dal ministro Fioroni), prevede che nei regolamenti siano stabilite le sanzioni. Ma non si parla più di punizioni, un concetto sostituito da interventi educativi.
“Dal punto di vista educativo è più che condivisiblie: non si puniscono i bambini – commenta Filomena Massaro, preside di due istituti comprensivi a Bologna da oltre mille alunni alla primaria – Poi è vero che ci sono emergenze educative che si stanno anticipando nella fascia 9-10 anni. Ma qui occorrono interventi, anche specialistici, di diverso tipo”. Per Mario Rusconi dell’Anp del Lazio, si tratta di “forme di sanzioni anacronistiche”. “Quel provvedimento prevedeva una cosa fuori del tempo ed è stato abrogato anche perchè era così già nei fatti. In età così precoce – spiega – dobbiamo basarci sul convincimento, sulle caratteristiche psicologiche delle bambini. Senza abbassare la guardia rispetto a fenomeni di bullismo che si verificano già in quarta, quinta elementare”.


Intanto il disegno di legge che introduce l’insegnamento dell’educazione civicanelle scuole elementari e medie oggi pomeriggio ha ottenuto l’ok della Camera. Non senza scontro politico, sopratttutto per il video di Matteo Salvini sui social. “Deve smetterla di raccontare bugie agli italiani, perché la proposta sull’introduzione dell’insegnamento di educazione civica, di cui si vanta, è cosa assai diversa da ciò che aveva promesso – attacca la senatrice del Pd Simona Malpezzi, componente della commissione Istruzione –  Il leader della Lega, infatti, si era impegnato, dichiarando che da settembre ci sarebbe stata la materia ad hoc (più di 30 ore obbligatorie), con docenti appositamente formati. Ma non sarà così. Non ci sarà nessuna ora e docente in più e neppure un euro aggiuntivo stanziato”.
I voti a favore sono stati 451, nessuno contrario, 3 gli astenuti. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato. L’educazione civica, si legge nel testo del provvedimento che prescrive almeno 33 ore di studio della nuova materia, “sviluppa la conoscenza e la comprensione delle strutture e dei profili sociali, economici, giuridici, civici e ambientali della società. Iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile sono avviate dalla scuola d’infanzia”. Il provvedimento “è un primo passo avanti” afferma il presidente della Commissione Istruzione e Cultura della Camera Luigi Gallo (M5S). “Mentre prima c’erano solo indicazioni su Cittadinanza e costituzione e non c’era l’obbligo delle 33 ore, nè la necessità del voto, ora ci sarà un impegno su tutta questa materia. Volevamo un ora in più affidata ai docenti di Diritto ed Economia, ma volendo dare un segnale già da settembre, si è scelto di accelerare la proposta di legge”. Sulla cancellazione delle norme del Regio decreto Gallo commenta: “Il problema che vive il mondo della scuola rispetto al bullismo o rispetto alla violenza verso il corpo insegnante va affrontato con altre misure: molti docenti ci dicono che il lavoro fatto a scuola viene perso quando fuori c’è un ‘burrone sociale’. Servono misure per le assunzioni di personale nelle politiche sociali e presidi di legalità sul territorio. Altrimenti, con misure come quella abrogata, ci illudiamo di avere uno strumento che poi, nella realtà, è inefficace”.

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