Valditara: “Scuola italiana classista. Serve alleanza per il merito con famiglie, sistema-scuola e parti sociali”

Il nuovo ministro dell’Istruzione e del Merito anticipa le sue ricette in un’intervista al Corriere della Sera. E parla anche di aprire scuole in Africa

Giuseppe Valditara è il nuovo Ministro dell’Istruzione e del Merito. Per tre legislature eletto con Alleanza nazionale di Gianfraco Fini, da qualche anno è entrato nella Lega di Matteo Salvini. Sovranista, è professore di Diritto romano a Torino, è stato il primo preside del corso di Giurisprudenza all’Università Europea di Roma, già capo dipartimento del ministero dell’Istruzione con Bussetti. Ma viene ricordato spesso per la legge Gelmini, di cui fu relatore per il comparto università, che tagliò anche circa 90mila docenti dalla scuola pubblica creando le famose “classi pollaio”. Come ricorda il Corriere della Sera a cui ha rilasciato un’intervista, ha anche scritto il manifesto della Lega “L’Italia che vorrei”, ha diretto la rivista Logos, luogo di dibattito del sovranismo e della sovranità popolare con contatti oltre Oceano e ha fondato il think tank Lettera 150.

Scuola “classista” e Alleanza per il Merito

Nell’intervista di Gianna Fregonara afferma come la scuola italiana sia diventata “classista”. “Non è la scuola dell’eguaglianza e non aiuta i ragazzi a realizzarsi costruendosi una soddisfacente vita adulta”. Citando la dispersione scolastica al 12,7% e la dispersione implicita al 20% – cioè chi prende il diploma ma non ha le competenze minime -, Valditara rilancia il merito “che da sostanza alla parola Istruzione”. Il merito, come si potrà immaginare, ritorna spesso nelle risposte del professore: “Propongo una grande Alleanza per il Merito alle famiglie, al sistema-scuola, alle parti sociali: un’alleanza che permetta ad ogni studente, con la doverosa attenzione agli alunni con disabilità e bisogni speciali a cui va garantita stabilità di sostegno, di perseguire quel “pieno sviluppo della persona umana” affermato nell’articolo 3 della Costituzione”.

Its, orientamento, Pnrr, riforme

Quando la giornalista lo incalza con delle risposte più concrete si inizia a parlare di “incisiva personalizzazione dei piani di studio“, di funzioni dei docenti “articolate” per “sostenere chi è in difficoltà e alimentare le capacità dei più bravi”. L’orientamento, come nei governi precedenti e come è previsto dai fondi del Pnrr, dovrà partire fin dalle scuole medie. “Fondamentale potenziare inoltre l’istruzione tecnico-professionale che va costruita in filiera con gli Its”. Per quest’ultima intenzione, però, i tempi sono stretti perché la riforma degli Istituti tecnici e professionali, secondo le volontà dell’Europa, va fatta entro fine anno. E per Valditara il percorso dovrà avere “pari ginitià con l’istruzione liceale”. E poi: “Come gli Its, le scuole devono poter utilizzare anche le migliori competenze professionali offerte dalle imprese. Vanno ridefiniti i profili professionali sulla base delle reali esigenze del territorio”. Per i 1,5 miliardi che il Pnrr prevede per riformare gli Its, o Accademy come si chiameranno, ma servono i decreti attuativi: “Correremo per vararli tutti e 19 entro fine anno, facendolo con l’interlocuzione di regioni e parti sociali”.

Insegnanti

Potrebbe essere la volta buona per gli insegnanti di vedere il proprio reddito equiparato con i colleghi francesi o spagnoli? “Nella legge ci sarà grande attenzione alla scuola”. Il ministro afferma di volersi “battere perché quella del docente torni ad essere una figura autorevole, caratterizzata dal rispetto, dalla dignità e dal decoro”. Affermando, però, che oltre a far riscoprire agli studenti l’educaizone alla cittadinanza dovranno essere i primi a rispettarla: “considerando il recente caso del prof di Firenze che ha scritto una bestemmia in un post, sono i docenti per primi che non devono mai venire meno al loro ruolo di educatori”. E alla domanda sulla “diplomazia della scuola” citata più volte nei suoi scritti e relazioni ha affermato: “La nostra scuola sarà il centro di un progetto di cooperazione verso l’Africa”. E si è detto aperto ad aprire “scuole italiane in Africa”.

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