Valditara: “Scuola deve aducare al lavoro e alla libertà. Incontro tanti docenti impegnati, ma anche demotivati”

Sulla sua Maturità confida: “Rischia di non essere ammesso perché dopo un’interrogazione smisi di studiare matematica convinto non ci fosse all’esame”

Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara fa un bilancio dei primi dieci mesi a capo della scuola italiana in un’intervista a Repubblica. E racconta della sua Maturtià. “La prova di Italiano fu su Carlo Porta, poeta dialettale; scrissi della figura di Giovanin Bongee, il garzone di bottega protagonista dicunm una serie di disavventure. Porta mi piaceva, mi piaceva l’umanità varia sei suoi personaggi. Feci una riflessione sulla riscoperta della letteratura dialettale e sull’anima della mia città. L’interrogazione orale – ricordo un testo di Euripide – fu bella ma molto impegnativa. La tensione dei giorni precedenti mi abbandonò, quasi quasi mi divertii”.

“Non ero per nulla sscchione, forse quello dopo all’università.  Ero stto interrogato in matematica a febbraio e poi non avevo più aperto libro immaginando che non sarebbe uscita matematica agli esami. A due settimane dagli scrutini, la professoressa mi dice: ‘Valditara, o ti fai interrogare o non ti ammetto alla maturità’. Dovetti studiare il programma di un quadrimestre in due settimane. Negli anni successivi ogni tanto sognavo che mi avessero annullato la maturità e che dovevo rifare tutto”.

Ora dopo la pandemia si ritorna al 2019. “Gli scritti sono sempre gli stessi, l’orale non è un’interrogazione disciplinare in senso stretto, ma un colloquio: deve emergere cosa si è assimilato in termini di contenuti e di metodo, la capacità di fare collegamenti fra discipline. Un vero esame di maturità, che non si misura chiedendo le regole imparate a memoria”.

Aggressione ai docenti

Impossibile non parlare del problema delle frequenti aggressioni ai docenti: “È un fenomeno purtroppo in crescita, soprattutto dopo il Covid. Il bullismo colpisce anche gli insegnanti. Talvolta poi i genitori fanno i sindacalisti dei figli. Occorre recuperare lo spirito di una grande alleanza che unisca famiglie e docenti. D’altra parte il lavoro del docente è di per sé stressante, obbliga a un continuo confronto. Il mio obiettivo è che nelle scuole torni la serenità. E il ministero farà tutto quello che è nelle sue possibilità. Poi bisogna lavorare a supporto della scuola, anche utilizzando il contributo  di task force di psicologi”, ha detto Valditara.

L’autorevolezza perduta. “Incontro tanti docenti impegnati, pieni di entusiasmo per il loro lavoro, consapevoli di svolgere un’autentica missione. Cosa c’è di più bello che dare il futuro ai nostri ragazzi? Ma ci sono anche docenti demotivati. Oggi si chiede loro tanto. E spesso non si sentono rispettati. Occorre ridare autorevolezza al loro ruolo. Anche per questo era indispensabile chiudere il contratto che era bloccato da tempo e mettere a disposizione la difesa legale nel caso di aggressioni, prevedere che lo Stato si possa costituire parte civile, vietare l’uso scorretto del cellulare in classe, introdurre l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, disporre la ricostruzione di carriera per i docenti precari, ma anche introdurre la funzione del docente tutor e orientatore”.

Ecco a quale Paese si ispira il ministro nel suo operato: “L’istruzione tecnico-professionale in Germania è certamente all’avanguardia, e a noi serve una grande riforma per dare competenze e occasioni di lavoro ai ragazzi, e per rendere più competitivo il sistema industriale. Anche la figura del docente tutor va in questa direzione: costruire percorsi scolastici personalizzati, che aiutino chi è in difficoltà a recuperare, e che diano nuovi stimoli a chi è già capace”.

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