Università di Messina, scontro aperto in vista del turno decisivo per eleggere il Rettore

Un accordo tra i due ex prorettori di Cuzzocrea mina la corsa del più votato Michele Limosani

L’Università di Messina torna alle urne nel post Cuzzocrea e lo fa in un clima di scontro aperto tra l’area alternativa e quella dei due candidati espressione del rettore dimessosi dopo lo scandalo rimborsopoli. Dopo il primo turno che ha visto il candidato dell’alternativa Michele Limosani prendere più voti, avviene l’accordo tra i due ex prorettori della vecchia governance. A rompere gli indugi è stato l’annuncio dell’accordo tra il ritiratosi Giovanni Moschella e la seconda classificata Giovanna Spatari, che domani, per il secondo turno, uniranno le forze contro Michele Limosani, il più votato (37 le preferenze di differenza) del primo round elettorale.

I due ex prorettori di Cuzzocrea (Spatari al Welfare, Moschella vicario, e cioè il “vice”) si ritrovano a braccetto, due mesi dopo una separazione, causata dalle dimissioni dello stesso Moschella, che avevano fatto rumore. A settembre, infatti, l’ex prorettore lasciava in rottura con Cuzzocrea, denunciando “un profondo scollamento con parte della squadra di governo”. Due mesi dopo torna a sedersi con buona parte di quella squadra, a partire dalla prorettrice che gli è stata preferita quale erede designata (come era avvenuto cinque anni e mezzo prima, quando il precedente rettore Pietro Navarra finì per preferirgli proprio Cuzzocrea). Nel mezzo, il caso rimborsi che ha travolto Cuzzocrea, gli esposti del senatore accademico Paolo Todaro, le paginate dei giornali, l’ennesima colata di fango sull’Ateneo e le dimissioni del rettore, con la conseguente decisione di Moschella di scendere in campo, “come alternativa a due aree in contrapposizione”.

L’accordo

Già venerdì sera Moschella ha fatto la sua scelta di campo. Un ritorno a casa, lo si potrebbe definire, che però non sarà all’insegna del volemose bene. Non è un mistero che ci siano fratture difficili da sanare con alcuni uomini chiave della governance che fu di Cuzzocrea, in primis due dei principali sponsor della candidatura Spatari, il prorettore uscente agli Affari generali, Luigi Chiara, e l’ex prorettore all’Internalizzazione, Antonino Germanà. Così come non è difficile credere a chi sostiene che nell’accordo – che certamente poggia sulla condivisione di alcuni punti programmatici, come ribadito dai due ex prorettori – potrebbe rientrare un’apertura di porte anche ad alcuni dei più vicini sostenitori di Moschella, in primis il direttore del Dicam, Giuseppe Giordano. Dinamiche che fanno parte del gioco, ma che hanno generato nervosismo nell’entourage di Limosani, fortemente convinto di poter portare dalla propria parte quanti, nel “gruppo Moschella”, non hanno condiviso questo accordo (e che, sosterrà poi lo stesso Limosani, avrebbero già contattato quest’ultimo).

Di certo i toni tra i due contendenti finali si sono alzati. Già di primo mattino è stata diffusa la lettera che ha annunciato l’intesa, all’insegna di una “esigenza di proporre alla comunità accademica la condivisione di un’idea di Università unita, capace di superare ogni sterile contrapposizione così da restituire l’orgoglio di una identità culturale e scientifica, propria del nostro Ateneo”. La prima risposta di Limosani è al vetriolo: “Si tratta di due facce della stessa medaglia; due componenti del governo di Ateneo uscente che hanno condiviso un’esperienza che ha portato questa comunità alla deriva ed i cui esiti sono sotto gli occhi di tutti”. Limosani parla di un incontro con Moschella, avvenuto venerdì pomeriggio, “sollecitatomi da una serie di componenti del gruppo che sosteneva la sua candidatura”, di “gioco dell’oca” da parte dell’ex vicario “presentatosi quale paladino della discontinuità”, e svela anche alcuni retroscena: “Nonostante il prof. Moschella si fosse proposto quale pacificatore nell’attuale scenario, oggi chiude un accordo chiedendo, di fatto, l’esclusione da incarichi di governo di colleghi i quali hanno apertamente sostenuto (e stanno sostenendo) la prof.ssa Spatari”.

La risposta

Risposta: “Il professor Limosani descrive ancora una volta una sua personale narrazione di fatti», dice Moschella. Che aggiunge, a proposito dell’incontro di venerdì, di “essere stato rincorso e sollecitato per tutta la giornata da tanti suoi sostenitori, a partire dal prof. Pietro Navarra”. Un Limosani, continua Moschella, che “descrive addirittura, con toni inadeguati al ruolo istituzionale che aspirerebbe a ricoprire, termini di accordi assunti durante l’incontro tra la professoressa Spatari e me, al quale incontro, posso assicurare, Limosani non era presente”. Il finale è durissimo: “Capisco la difficoltà a comprendere il senso di tali valori per chi è abituato esclusivamente a logiche di divisione e conflitti e di ricerca del consenso fondata su elargizioni di incarichi e di promesse irrealizzabili”. Limosani contro-contro-replica con un videomessaggio: “È vero, non ero presente, ma ho appreso dai giornali i contenuti dell’accordo che mi erano stati anticipati personalmente dal prof. Moschella”. C’è pure un appello a “voltare pagina” e a “operare il cambiamento”.

Ma non è l’ultima parola. Quella spetta a Giovanna Spatari, la candidata espressione della governance Cuzzocrea, che prima di annunciare un silenzio elettorale anticipato con una lettera diffusa alla comunità accademica, affida ad un comunicato stampa la propria amarezza: “La convergenza sul programma e il metodo di lavoro tra il prof. Giovanni Moschella e me – afferma – viene strumentalmente travisata da taluni come una distribuzione di poltrone o, peggio, come veto posto ad alcuni colleghi di far parte degli organigrammi futuri. Evidentemente, queste logiche spartitorie non rientrano nei criteri che da sempre hanno indirizzato ogni mia attività, ispirata invece alla massima partecipazione e linearità nelle scelte di un gruppo fin dall’inizio unito e coeso. Sono convinta che la comunità sia perfettamente consapevole della necessità di un vero “cambio di passo” finalizzato a realizzare un progetto che veda senza discriminazioni e voglia di rivalsa la partecipazione di tutti coloro che sono animati dal desiderio di dare un contributo alla crescita della nostra comune istituzione e delle sue proiezioni sul territorio”. Uno scontro tra due visioni che durerà fino all’ultimo minuto di ballottaggio.

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