Twitter e facebook: il datore di lavoro può chiederti la password

Schermata 2013-04-05 a 11.28.45

Sembra paradossale ma i datori di lavoro potranno di diritto chiedere ai loro dipendenti la password di Facebook e Twitter, se lo riterranno opportuno.
Succede in America, dove pratica è già molto diffusa, soprattutto in fase di recruiting. Niente paura per l’Italia: lo Statuto dei lavoratori – risalente al 1970- è già in grado di tutelare la privacy dei dipendenti.
Negli States, invece, i legislatori dei vari stati federali si stanno misurando con la regolamentazione della privacy digitale sul posto di lavoro. E i risultati sono spesse volte sorprendenti.
In California, è già entrato in vigore il Social Media Privacy Act – considerato da molti sufficientemente garantista – ma che consente al capoufficio di accedere agli account privati in caso di sospetta cattiva condotta del dipendente.

Ora, altri 33 stati stanno decidendo in materia di tutela dell’identità dei lavoratori e degli studenti. Pare che il disegno di legge presentato dal democratico Steve Hobbs, che presentava un buon piano per tutelare i diritti dei dipendenti, non abbia molte chance.

A Washington, i rappresentanti dell’industria hanno esercitato molteplici pressioni affinché si inserisse una clausola che consenta ai datori di lavoro di accedere ai profili dei social network dei dipendenti in caso reputino necessario avviare un’indagine interna.

E non solo: vorrebbero poter guardare l’attività online dei lavoratori in loro presenza.

Il problema è che l’emendamento non stabilisce in alcun modo in quali casi possa scattare il provvedimento e in base a quali elementi si possano avviare delle indagini.
La Electronic Frontier Foundation (EFF), organizzazione a tutela dei diritti dei cittadini online, sostiene che il testo sia inaccettabile.
“Avranno il diritto di entrare nelle nostre residenze digitali”, ha detto il portavoce Dave Masse all’AP.

La violazione della privacy, inoltre, coinvolgerebbe non solo il lavoratore ma anche la sua intera rete di contatti.
In Italia, non esiste ancora una legge ad hoc che regolamenti la privacy digitale dei lavoratori.
Lo Statuto dei lavoratori (1970), però, vieta “l’uso di impianti audiovisivi e altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori”

AZ

Total
0
Shares
Lascia un commento
Previous Article

Cina, figli di miliardari a scuola di business a 7 anni

Next Article

"Ad Auschwitz saresti stata più attenta", prof accusata di razzismo

Related Posts