Svezia, a scuola più libri e meno pc. Gli esperti italiani: “L’infanzia non sia sopraffatta dalla tecnologia”

Alfiere del ritorno alla carta per l’istruzione svedese è la ministra Lotta Edholm che cita gli esperti del Karolinska Institutet
Teacher Patricia Sjöberg with students, Årstaskolan.

L’inizio dell’anno scolastico in Svezia parte con una novità: sui banchi gli studenti hanno trovato i sussidiari al posto dei tablet che avevano usato fino a qualche mese fa. La scelta è della nuovo ministro dell’Istruzione, Carlotta Edholm, alla luce dei dati Pirls (Progress in International Reading Literacy Study) del 2021 che hanno mostrato la diminuzione della capacità di lettura degli allievi svedesi passando da 555 punti nel 2016 a 544 punti.

Nello scorso mese di marzo – secondo quanto riporta “Il Post” – il nuovo governo aveva stanziato 685 milioni di corone (circa 60 milioni di euro) per l’acquisto di libri cartacei per le scuole e annunciato che un altro miliardo di corone (circa 85 milioni di euro) sarebbe stato speso fra il 2024 e il 2025 per riportare libri stampati all’interno degli istituti. Non solo. Edholm ha già in testa di attuare una vera e propria eliminazione dei device nelle classi di bambini sotto ai sei anni.

Gli studenti svedesi hanno bisogno di più libri di testo e di meno computer”, ha detto il ministro. Una posizione, quella della politica in carica da undici mesi nella coalizione di centrodestra, condivisa da tutti i maggiori esperti italiani che si occupano di pedagogia e di tecnologia. Nessuno punta il dito contro l’appello della Edholm ma c’è chi considera possa essere “una lezione valida anche per l’Italia”.

Il piano del governo

In linea con gli obiettivi dello stesso governo che nel 2017 aveva dato priorità alla digitalizzazione, l’anno scorso l’Agenzia nazionale per l’istruzione aveva presentato un nuovo piano per l’insegnamento, da attuare entro il 2027, che comprendeva anche l’introduzione dell’uso dei tablet in tutte le classi a partire dalla scuola materna. L’obiettivo è quello di far sviluppare ai bambini delle competenze digitali “per essere in grado di partecipare attivamente agli studi, alla vita sociale e alla vita lavorativa, per contribuire a una società sostenibile e democratica”.

L’importanza che l’Agenzia ha dato a questo aspetto è tale che nell’aprile del 2022 una scuola sull’isola di Gotland, che si trova nel mar Baltico a sud di Stoccolmaaveva ricevuto un richiamo per aver deciso di non utilizzare computer e tablet durante le lezioni con i bambini più piccoli.

Fra coloro che si erano detti da subito contrari a questa misura c’è l’attuale ministra dell’Istruzione Lotta Edholm, che nel novembre del 2022 si è poi insediata con un governo appoggiato dal centrodestra. Edholm ha sostenuto in diverse occasioni che la tecnologia abbia un impatto negativo sull’apprendimento e sulla crescita dei bambini, maggiore di quanto immaginiamo, e a marzo ha chiesto a 58 enti che si occupano di apprendimento, infanzia e neuroscienze di rivalutare il piano dell’Agenzia. Nello stesso mese, il governo ha anche fatto sapere di aver stanziato 685 milioni di corone (circa 60 milioni di euro) per l’acquisto di libri cartacei per le scuole e annunciato che un altro miliardo di corone (circa 85 milioni di euro) sarebbe stato speso fra il 2024 e il 2025 per riportare libri stampati all’interno delle scuole.

Vari esperti hanno dato ragione alla ministra: secondo il Karolinska Institutet svedese, una delle più importanti università di medicina al mondo, responsabile anche di assegnare ogni anno il premio Nobel per la medicina, “è scientificamente provato che gli strumenti digitali compromettano piuttosto che migliorare l’apprendimento degli studenti”. In un’intervista per il Dagens Nyheter, il principale quotidiano svedese, Ulrika Ådén, presidente dell’Associazione pediatrica svedese, e Torkel Klingberg, professore di neuroscienze al Karolinska Institutet, sostengono che i bambini non dovrebbero usare alcuno schermo fino ai due anni. Successivamente, in linea con le guide dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dovrebbero limitarne l’uso a un’ora al giorno fino ai 5 anni. Per questo secondo i due scienziati a scuola bisognerebbe vietarli, dato che si presume che vengano già utilizzati a casa.

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