Studiare Matematica e Fisica all’università, il docente: “Quando si fa una scelta così importante meglio partire da ciò che si vuole per se stessi”

Andrea Ferrara è astrofisico, ordinario di Cosmologia alla Scuola Normale Superiore di Pisa. “Siamo nell’epoca d’oro dell’astrofisica grazie ai grandi telescopi e supercomputer”

Perché scegliere Matematica all’università? Cosa attrae l’uomo verso lo studio della Fisica? Andrea Ferrara è astrofisico, ordinario di Cosmologia alla Scuola Normale Superiore di Pisa e Joint Professor dell’Institute for the Physics and Mathematics of the Universe di Tokyo.

Quali conoscenze e aspirazioni dovrebbe avere uno studente che si volesse avvicinare allo studio della Fisica? 

Le conoscenze fondamentali sono una solida comprensione delle basi della Fisica classica, quella che cioè si studia prevalentemente durante gli studi liceali. E’ anche importante avere una capacità di maneggiare varie tecniche matematiche. Ma soprattutto è importante riuscire a porsi delle domande sul funzionamento della Natura e sviluppare l’intuizione per dare risposte almeno qualitative sulla base dei processi fisici più rilevanti. In fondo la Fisica aspira proprio a questo: comprendere la Natura.

Ancora pochi giovani scelgono le facoltà scientifiche, come se lo spiega?

Credo che la ragione primaria sia che ancora vengono percepite come facoltà difficile ed impegnative. E di certo lo sono, ma quale area di studio, se affrontata seriamente e in profondità non lo è? Una seconda possibile risposta è che le materie scientifiche vengono spesso descritte come aride e tecniche. Io invece penso che contengano una parte creativa molto forte. Creare una teoria scientifica segue le stesse modalità della produzione artistica. E l’emozione che si produce quando facciamo una scoperta, anche se piccola, è enorme.


Un laureato con una specializzazione in Astrofisica quali sbocchi lavorativi e accademici può avere? 

Moltissime. Oltre alla carriera accademica standard mirata alla ricerca in Università o negli Enti di Ricerca, gli sbocchi nel settore privato sono molteplici. Un laureato in Astrofisica ha di solito competenze nella programmazione, analisi dati, computer science, metodi matematici che lo rendono appetibile a molte aziende che lavorano in campi diversi, dalla finanza all’elettronica, dalla cultura digitale fino all’ottimizzazione di processi.

Quali sono oggi le frontiere della ricerca in questo campo?

L’astrofisica e la cosmologia sono in un’epoca d’oro, anche grazie alla disponibilità di grandi telescopi e supercomputer. Tuttavia rimangono moltissimi problemi aperti. Forse l’area più attiva al momento è lo studio delle fasi iniziali dell’Universo, ossia il primo miliardo di anni dopo il Big Bang. In quest’epoca l’Universo si è espanso in maniera vertiginosa, producendo le prime stelle e galassie, ed i primi buchi neri sotto l’azione gravitazionale della materia oscura. Quest’ultima, insieme all’energia del vuoto che sta attualmente accelerando l’espansione, rappresenta uno dei misteri fondamentali della cosmologia. 

Cosa suggerirebbe ad un giovane che si appresta alla scelta dell’università? 

Comincerei con un processo di auto-introspezione. In primis, suggerisco di valutare la propria inclinazione verso materie più speculative, astratte e fondamentali oppure se ci si sente più adatti ad applicazioni concrete. Secondo, soppeserei la capacità di sopportare i carichi di lavoro richiesti da una attività futura di ricerca. Ed infine i propri interessi, derivanti dalle domande che ci facciamo più spesso. Anche l’aspetto di quanto un lavoro sia sociale, cioè fatto in Team, può essere un fattore importante. Infine, quanto un lavoro stabile rispetto ad uno più dinamico e cangiante possa meglio combinarsi con la nostra personalità. Fatti questi controlli e ristretta la rosa delle scelte.

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